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Omicidio Marcello Bruzzese, fermati gli assassini del fratello del pentito Girolamo

Quattro persone sono state fermate questa mattina, in diverse città di Italia, perché ritenuti responsabili dell’omicidio di Marcello Bruzzese. L’uomo è stato assassinato il giorno di Natale di tre anni fa, pagando con la vita la collaborazione con la giustizia del fratello Girolamo, legato in passato alle ‘ndrine calabresi.
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Alle prime ore dell’alba, Michelangelo Tripodi, Francesco Candiloro e Rocco Versace sono stati fermati, perché ritenuti gli organizzatori e gli esecutori dell'omicidio di Marcello Bruzzese, ucciso il 25 dicembre 2018 per una vendetta trasversale. Il fratello Girolamo è stato un collaboratore di giustizia, legato alla ‘ndrangheta. Un quarto fermo riguarda Vincenzo Larosa, indiziato di associazione mafiosa.

Il gruppetto di presunti assassini, è indagato per aver commesso l’omicidio del calabrese Marcello Bruzzese. L’uomo è stato crivellato con numerosi colpi di pistola, a Natale del 2018 a Pesaro, a causa di una vendetta tra famiglie ‘ndranghetiste. Gli uomini hanno fatto pagare a lui con la vita, il prezzo delle collaborazione con i magistrati, del fratello Girolamo. I quattro sono stati arrestati e condotti in carcere questa mattina, in diverse città di Italia, come Ancona, Brescia, Reggio Calabria e Vibo Valentia. Il progetto dell’attentato è stato ricondotto a vecchie faide tra bande criminali rivali. Gli arrestati erano legati alla famiglia Crea di Rizziconi. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, nel periodo che ha preceduto il giorno dell'omicidio, gli indiziati hanno studiato le abitudini della vittima, facendo sopralluoghi nelle vicinanze dell'abitazione di Marcello Bruzzese che risiedeva in una località protetta. Per evitare di essere riconosciuti hanno utilizzato una serie di accorgimenti come l'utilizzo di documenti falsi e la creazione di profili social falsi, con i quali hanno provato a entrare in contatto con la vittima. Alcuni degli indagati hanno acquisito un grande potere economico nella provincia di Brescia, senza mai rompere il legame con la Calabria, regione di origine.

Michelangelo Tripodi e Vincenzo Larosa sono accusati di aver pianificato, nell'interesse del boss Domenico Crea, anche altri attentati, tramite armi da guerra come bazooka e bombe a mano. I progetti degli omicidi sono stati collegati alla sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria, con cui lo scorso dicembre, sono stati condannati Teodoro, Giuseppe e Antonio Crea. Le indagini che hanno portato agli arresti di questa mattina sono iniziate a maggio 2020, quando sono state sequestrate tra Brescia e Verolanuova 42 tonnellate di tabacco, diventate poi 57, per un valore superiore agli 8 milioni di euro, macchinari per la lavorazione di trinciati e materiale per il confezionamento di sigarette. Ordigni provenienti dalla Jugoslavia, pistole rubate e altre clandestine, senza il numero di matricola. Ma ancora, reati di usura, contrabbando di tabacchi lavorati esteri ed evasione fiscale per oltre 600mila euro. Sono queste le accuse e il materiale rinvenuto in un anno e mezzo, tra Italia e Slovenia. La Direzione Nazionale Antimafia ha coordinato le operazioni a cui hanno partecipato carabinieri e Ros, Guardia di Finanza e polizia internazionale, permettendo di effettuare arresti in Italia e all’estero.

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