Omicidio Bruno Sette, parlano i vicini: “Tragedia annunciata, litigava sempre con il figlio e si era chiuso”

I vicini di casa di Bruno Sette parlano di una "tragedia annunciata" quando rispondono alle domande dei media sulla morte del 70enne e sulle indagini a carico del figlio, accusato di omicidio preterintenzionale. I residenti di via Turati a Porto Viro concordano sul fatto che nella villetta di famiglia nella quale viveva l'autotrasportatore in pensione insieme ai figli e alle loro famiglie, vi fossero problemi legati alla dipendenza dalle sostanze stupefacenti del figlio Massimo, 46 anni.
Secondo i vicini di casa del pensionato, i dissapori tra il 46enne con precedenti penali e il papà erano ormai continui. "Massimo ha un carattere imprevedibile – raccontano alcuni al quotidiano Il Gazzettino -. Da tempo c'erano troppe liti con il padre. Loro erano agli esatti opposti: Massimo è irascibile e impulsivo, Bruno era pacato e cordiale con tutti. Negli ultimi mesi lo vedevamo in giardino ma sembrava essersi chiuso molto in sé".
Bruno Sette è stato trovato morto in strada, all'entrata della sua villetta, con numerose lesioni alla testa. In un primo momento gli inquirenti ritenevano che il corpo fosse stato gettato in strada dopo l'omicidio per simulare un investimento da parte di un'auto pirata. Solo dopo sono emersi i primi dettagli: Bruno sarebbe morto dopo essere caduto a terra durante una colluttazione. Le ferite sarebbero state talmente gravi da non lasciargli scampo.
Per la Procura, ad averlo spinto sull'asfalto sarebbe stato il figlio Massimo,il pizzaiolo 46enne con precedenti penalirisalenti al 2016 e al 2018. L'uomo è stato interrogato per ore prima di essere iscritto al registro degli indagati. "Bruno era visibilmente sofferente nell'ultimo periodo – ha ricordato un'amica del 70enne -. Forse non riusciva ad esprimere il suo disagio e soprattutto il suo grande dolore nel vedere le condizioni del figlio. Si faceva vedere poco in pubblico ormai, qualche volta capitava di incontrarlo quando era nel suo giardino, ma cercava di evitare anche queste occasioni. Tempo fa invece si fermava volentieri a parlare con i vicini".
I portoviresi si sono stretti attorno agli altri figli del 70enne deceduto nel tentativo di proteggere la loro privacy. "Tutti noi abbiamo dei figli – ricordano i cittadini – e sappiamo quanto siano difficili i rapporti che possiamo arrivare ad avere con loro. La verità è che non sappiamo quali fossero i problemi personali e umani di questa famiglia. Bisognerebbe pensare due volte prima di sparare sentenze, perché chi ha sbagliato deve pagare le proprie colpe, com'è previsto dalla legge, ma non conosciamo i trascorsi di ognuno ed è facile giudicare ‘dall'esterno' ".