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Omicidio a Bitonto, ecco perché Paolo Caprio è stato ucciso a pugni: “Guardava le nostre donne”

“Si è avvicinato per origliare cosa stessimo dicendo e ha guardato in maniera provocatoria le nostre compagne. Gli ho tirato tre pugni colpendolo al viso, l’ho visto cadere in terra e sbattere la testa sul marciapiede” ha raccontato l’aggressore che deve rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e “attraverso l’utilizzo di tecniche di combattimento”.
A cura di Antonio Palma
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La vittima Paolo Caprio
La vittima Paolo Caprio

Uno sguardo, un semplice sguardo mentre erano al bar della stazione di servizio è stato sufficiente a far scattare una violenta aggressione mortale con “tecnica da combattimento”, come l’ha descritta il pubblico ministero di Bari: così è morto Paolo Caprio, il quarantenne pugliese di Bitonto ucciso nella notte tra sabato e domenica scorsi mentre si trovava in un frequentato bar di una stazione di servizio alle porte della cittadina. Erano circa le tre della notte di domenica ma il locale, che si trova sulla strada provinciale 231 che collega Modugno e Bitonto, sempre nel Barese, era molto affollato come sempre durante i weekend. Tra gli avventori ma con due gruppi differenti vi erano la vittima Paolo Caprio, e l’aggressore, il ventenne Fabio Giampalmo, entrambi bitontini.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, che sono intervenuti sul posto e ora hanno avviato le indagini per omicidio, il ventenne era lì con la compagna e altri amici, tutti in coppia, quando la vittima è passata di fianco a loro. Uno sguardo, forse una breve battuta e il ventenne esperto di boxe e arti marziali ha deciso di affrontare l’uomo. Prima le parole poi in un attimo l’aggressione mortale con rapidi pugni in pieno volto. Paolo Caprio ha barcollato e si è accasciato a terra sbattendo la testa al suolo. Per l’artigiano inutile il successivo intervento di un’ambulanza arrivata poco. In quel momento il gruppo col ventenne si era già allontanato.

Dopo aver appreso di essere ricercato, Giampalmo si è presentato nella mattinata di domenica in caserma accompagnare dall’avvocato confermando di essere lui l’aggressore ma sostenendo la non volontarietà de delitto. “Si è avvicinato per origliare cosa stessimo dicendo e ha guardato in maniera provocatoria le nostre compagne. Io mi sono alzato e gli ho detto testualmente: “Sempre avanti e indietro devi andare? Qual è il problema?”. Gli ho tirato tre pugni colpendolo al viso, l’ho visto cadere in terra e sbattere la testa sul marciapiede. Non pensando che sarebbe morto sono andato via” ha raccontato agli inquirenti il giovane. Ora i trova in carcere in stato di fermo in carcere e deve rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e “attraverso l’utilizzo di tecniche di combattimento tali da ostacolare la privata difesa”.

"Si sente davvero smarrito, il suo primo pensiero è andato alla vittima, non aveva alcuna  intenzione di uccidere quell'uomo e si dice pentito di quanto accaduto" ha spiegato il difensore  del giovane, l'avvocato Giovanni Capaldi. Il pm della Procura di Bari che coordina le indagini, Ignazio Abbadessa, nelle prossime ore chiederà la convalida del fermo e il 20enne comparirà dinanzi al gip per essere nuovamente interrogato. Si attende inoltre il conferimento di incarico per l'autopsia che sarà eseguita nel Policlinico di Bari dal medico legale Sara Sablone.

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