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Obbligo di docce con acqua potabile in spiaggia, i gestori: “Stagione a rischio, così restiamo a secco”

Il decreto legislativo 18/2023 obbliga i balneari a dotarsi di acqua potabile sia per le docce sia per piscine entro l’estate. E per gli stabilimenti balneari è rischio tilt. C’è chi chiede un rinvio.
A cura di Biagio Chiariello
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Lo scorso 21 marzo 2023 è entrato in vigore il Decreto legislativo 18/2023 che recepisce la direttiva 2020/2184/Ue sulla qualità delle acque destinate al consumo umano. Un Dlgs che aggiorna la disciplina sulle acque potabili, rivede i parametri e i valori di rilevanza sanitaria a maggiore protezione dei cittadini e stabilisce i requisiti di igiene per i materiali che entrano in contatto con le acque potabili.

Ciò che cambia veramente è che i gestori delle spiagge italiane saranno obbligati a garantire acqua "destinata al consumo umano" ai bagnanti. Nel nostro Paese oggi si contano 7.173 stabilimenti balneari e molti di questi attingono direttamente alle falde acquifere tramite pozzi, e non a reti idriche certificate. Col nuovo decreto però quell'acqua dovrà essere sempre potabile: vale sia per le docce che per le piscina.

Rischio tilt per gli stabilimenti balneari

Secondo Confesercenti questo obbligo potrebbe ora mandare in tilt gli stabilimenti. "La conseguenza sarebbe un uso eccessivo dell’acqua in estate, con rischi di approvvigionamento", sostiene l’associazione datoriale. E la maggior parte degli imprenditori balneari non intendere sostenere eventuali investimenti per collegare i sistemi alla rete idrica anche e sopratutto alla luce della direttiva Bolkestein che ha costretto l'Italia ad abrogare il rinnovo automatico delle concessioni allo stesso titolare.

Il Messaggero scrive che in Toscana (dove ci sono quasi un migliaio di stabilmenti) le Asl hanno già cominciato a sollecitare i balneari ad adeguarsi entro l'estate: ma non tutti l'hanno fatto, contribuendo a generare confusione.

"Qui quasi tutti gli stabilimenti usano l’acqua dei pozzi", sostiene Carlo Ricci di Confartigianato Balneari. "Allacciarsi all’impianto idrico comporta lavori complessi e a Pasqua inizia la stagione", aggiunge. Ma Ricci mette in guardia anche da un possibile "problema igienico-sanitario, perché nei paesi che ospitano 50-60 stabilimenti, il rischio è che, con tutta l'acqua convogliata in spiaggia, non ce ne sia abbastanza nelle cucine, per lavarsi le mani in casa".  Secondo Confartigianato Balneari "l’ideale sarebbe di rimandare tutto di un anno".

Acqua potabile in spiaggia, la situazione nelle altre regioni italiane

La situazione non va meglio in Calabria e Sicilia, dove l'acqua delle docce non è ufficialmente potabile, anche se viene analizzata e depurata. Peraltro, alcuni Comuni alle prese con l'annoso problema della siccità hanno vietato l'utilizzo dell'acqua potabile per le docce, come spiega il presidente del Sib Calabria Antonio Giannotti.

Nessun problema invece in Emilia-Romagna, dove l’acqua delle docce è potabile da 50 anni. La stessa situazione nelle Marche "Qua non hanno mai dato la possibilità di fare pozzi. Ho uno stabilimento da 30 anni – spiega Mauro Mandolini, presidente Confartigianato imprese demaniali Marche – e già allora usavamo l'acqua dell'acquedotto".

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