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Covid 19

Nuovi focolai Covid in Italia, le proposte per fermare il contagio tra Tso e tamponi in aeroporto

Come arginare il problema dei nuovi focolai di Coronavirus in Italia? Tante la proposte al vaglio di governo e Regioni, dal Tso, trattamento sanitario obbligatorio invocato dal presidente del Veneto, Luca Zaia, ai tamponi obbligatori in aeroporto per chi arriva dall’estero, richiesti da Zingaretti (Lazio), fino agli alberghi sanitari già adottati in Toscana per evitare la diffusione del contagio negli appartamenti sovraffollati.
A cura di Ida Artiaco
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Mentre i dati dell'emergenza Coronavirus in Italia si mantengono stabili, come ha confermato l'ultimo bollettino del Ministero della Salute, autorità politiche e sanitarie sono alle prese con l'individuazione e il tracciamento dei nuovi focolai, che sono scoppiati da Nord a Sud lungo la Penisola, quasi sempre legati a pazienti che sono rientrati dall'estero, i cosiddetti "casi di importazione", facendosi veicolo dell'infezione da Sars-CoV-2. Ne sono esempi quelli registrati a Vicenza, ma anche in Toscana, a Roma e in Trentino. E la mappa si va ingrandendo sempre di più giorno dopo giorno, anche se si tratta di una situazione che gli esperti avevano già messo in conto come conseguenza della riapertura delle attività economiche prima e dei confini nazionali poi. Le proposte al vaglio del governo e delle Regioni sono tante e riguardano in primis la possibilità di sottoporre a tampone già in aeroporto chi arriva dagli Stati extra Schengen e l'obbligo di ricovero per chi è malato ma rifiuta le cure, il famoso Tso, trattamento sanitario obbligatorio, invocato dal governatore del Veneto, Luca Zaia.

Cos'è il Tso: la proposta per chi rifiuta le cure

La proposta è stata lanciata dal governatore del Veneto Luca Zaia dopo lo scoppio del focolaio di Vicenza: un imprenditore della Laserjet, tornato lo scorso 25 giugno dalla Serbia, nonostante manifestasse già i sintomi del Coronavirus, come febbre alta e tosse secca, ha partecipato ad un funerale e ad una festa di compleanno, entrando in contatto con decine di amici e collaboratori. Confermata la positività, ha anche rifiutato il ricovero prima di finire nel reparto di terapia intensiva e in prognosi riservata. Il risultato? Cinque persone sono state contagiate e altre 89 sono finite in quarantena. Per evitare che si verifichino ancora situazioni del genere il presidente della Regione ha invocato il trattamento sanitario obbligatorio, Tso appunto, per chi chi non rispetti l'isolamento mettendo a rischio l'intera comunità. Ma la decisione potrebbe estendersi all'intero territorio nazionale. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, hanno fatto sapere fonti del dicastero, ha dato mandato all’ufficio legislativo per verificare il quadro normativo sul Tso, anche perché una stretta di questo tipo chiama in causa i diritti della persona. Il Trattamento sanitario obbligatorio implica, infatti, il fatto che una persona venga sottoposta a cure mediche contro la sua volontà. La norma di riferimento è una legge del 1978, che ovviamente non tiene conto dei rischi di pandemia, e allo stato attuale si ricorre a questa soluzione in ambito psichiatrico, attraverso il ricovero coatto presso i reparti di psichiatria degli ospedali pubblici. In realtà il reato di epidemia colposa prevede già la possibilità di imporre misure cautelari, tra cui anche il ricovero coatto, e per questo si sta valutando anche l’eventuale ricorso al giudice per costringere chi non vuole sottoporsi alle cure.

Il problema dei casi di "importazione"

Un altra proposta al vaglio di governo e Regioni per fermare l'insorgere di nuovi focolai riguarda l'individuazione dei casi di Coronavirus di "importazione", vale a dire legati a soggetti che sono arrivati in Italia dall'estero. In questo caso, la proposta avanzata dal governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, sarebbe quella di sottoporre a tampone tutti coloro che atterrano nel nostro Paese, in particolare chi arriva dagli Stati extra Schengen. E chissà che anche in questo caso l'idea non venga estesa a tutti gli scali italiani. D'altronde era stato il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, a sottolineare il fatto che "questa è strada giusta, monitorare le persone è fondamentale. I dati ci dicono che abbiamo vinto numerose battaglie, ma per vincere la guerra dobbiamo interrompere tutte le catene di trasmissione

Alberghi sanitari per chi vive in case affollate

Questa soluzione è stata già adottata dalla Regione Toscana, dopo lo scoppio di piccoli focolai tra Firenze, Arezzo e altre località costiere, dove sono state identificate piccole comunità di immigrati, in prevalenza peruviani e cingalesi, che si sono passati fra loro il virus all’interno di abitazioni sovraffollate, per un totale di 18 casi positivi. Così, per scongiurare il moltiplicarsi di questo tipo di cluster domestici, considerato che in questi casi l'isolamento dei positivi è determinante, il presidente della Regione Enrico Rossi ha firmato nei giorni scorsi una nuova ordinanza intitolata "Ulteriori misure di contenimento del contagio in ambito familiare e abitativo" che riguarda chi sia trovato positivo al tampone e viva in un appartamento sovraffollato. Per questi soggetti è previsto lo "spostamento coatto" in alberghi sanitari, lasciando il trasferimento a carico dei sindaci. In caso di inosservanza le sanzioni vanno da 500 a 5000 euro.

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