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Nuove Br, la Cassazione conferma: non fu terrorismo, pene ridotte

La Corte di Cassazione di Milano ha confermato la sentenza del processo di appello bis nei confronti dei neobrigatisti escludendo l’aggravante del terrorismo.
A cura di Antonio Palma
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Nuove Br, la Cassazione conferma: non fu terrorismo, pene ridotte

Le nuove Brigate Rosse erano un'associazione sovversiva ma non avevano finalità di terrorismo, con questa decisione la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza  della Corte d'assise d'appello di Milano emessa il 28 maggio scorso per 12 imputati accusati tra le altre cose di preparare  un attentato al giuslavorista e parlamentare del Pd Pietro Ichino. Per 11 neobrigatisti dunque confermati anche gli sconti di pena così come è stata confermata l'assoluzione per Salvatore Scivoli. Dalla sentenza definitiva restano comunque diversi anni di carcere da scontare per gli imputati, che vanno dagli undici anni di reclusione per Davide Bortolato ai 2 anni e 4 mesi per Andrea Scantamburlo. Secondo la II Sezione penale della Suprema Corte, presieduta da Stefano Agrò, erano inammissibili sia il ricorso degli imputati che quello della Procura generale di Milano, che chiedeva il ripristino dell'accusa di terrorismo che avrebbe imposto pene molto più severe.

La vicenda era nata da un'inchiesta del pm milanese Ilda Boccassini che nel 2007 aveva portato agli arresti numerosi esponenti appartenuti alle nuove Brigate Rosse con l'accusa di aver cercato di progettare diversi attentati. Durante il processo era stata la stessa Cassazione, con un verdetto della V Sezione penale emesso a febbraio, ad annullare con rinvio la prima sentenza d'appello che prevedeva le finalità di terrorismo. Il processo di appello bis secondo le indicazioni della Corte Suprema aveva riesaminato il caso e stabilito pene meno pesanti escludendo l'aggravante del terrorismo e derubricando l'organizzazione neobrigatista a semplice banda armata. Sentenza ratificata oggi dalla Cassazione che ha anche stabilito un risarcimento di 100mila euro a Pietro Ichino e di 400mila euro per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, entrambi parte civile nel processo.

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