“Noi ci sacrifichiamo coi soldi, loro mettono il sangue”: le intercettazioni di Hannoun e i fondi a Hamas

"Io sto pensando anche di rompere il pc dell'ufficio per eliminare le prove"; "Noi ci sacrifichiamo con i soldi e con il tempo, ma loro con il sangue"; "Adesso per noi la cosa più importante è far uscire i soldi dalla Cupola d’oro, qualsiasi strada o modo": sono queste alcune delle intercettazioni contenute nelle carte della Procura di Genova nell'ambito delle indagini su presunti finanziamenti ad Hamas a scopo militare tramite alcune associazioni di beneficenza italiane.
Nove persone sono state arrestate, tra cui Mohammed Hannoun, 63 anni, nel nostro Paese da inizio anni Ottanta, presidente dei palestinesi in Italia e di fatto legale rappresentante e amministratore delle tre associazioni coinvolte, la Benefica di Solidarietà col Popolo Palestinese, La Cupola d'Oro e La Palma.
Secondo la ricostruzione del gip del tribunale di Genova, Silvia Carpanini, le loro parole dimostrerebbero che erano tutti consapevoli della reale destinazione dei fondi raccolti in Italia negli ultimi anni: non assistenza umanitaria, ma prevalentemente supporto all'organizzazione terroristica.
Secondo le indagini, il movimento – responsabile degli attentati del 7 ottobre 2023 – avrebbe ricevuto sette milioni di euro dalla cellula italiana del network europeo di associazioni di volontariato. E nel nostro Paese, il principale riferimento per l'invio di fondi ai terroristi sarebbe stata l'Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese, con sede a Genova e attiva da oltre vent'anni.
Da anni, è emerso dalle indagini, arrivate a una svolta grazie alla collaborazione delle autorità israeliane, le attività finanziarie di Hannoun sono al centro di accertamenti. Nel 2006 il gip respinse analoghe richieste di arresto e nel 2021 l’inchiesta rischiò di arenarsi di nuovo perché gli atti israeliani erano arrivati in ritardo. Nel 2015 poi il nipote, Muhammad Awad, venne fermato a Ramallah dai palestinesi e poi interrogato dagli israeliani per aver ricevuto soldi dallo zio materno dall’Italia, mentre nel 2024 fu il Dipartimento del Tesoro Usa ad accertare che dalla prima associazione di Genova erano partiti 4 milioni di euro per Hamas. "No quattro, dieci", dice intercettato lo stesso Hannoun. "Noi ci sacrifichiamo con i soldi e il tempo, ma loro con il sangue", confermava Awad, fratello dell’imam.
Sempre Awad nell’agosto 2024 viene intercettato con Raed Hussny Mousa Dawoud: "Loro senza di noi vanno avanti? Senza quelli all’estero (i finanziamenti) andrebbero avanti?".
Intanto, sono in totale 17 le perquisizioni effettuate dalla Digos (incluse le tre sedi dell'Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese a Genova, Milano e Roma), a Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza Brianza, Lodi, Sassuolo (Modena) nell'ambito dell'indagine sui finanziamenti ad Hamas. In tutto, sottolinea la procura, è stato sequestrato denaro contante per un milione e 80mila euro, trovato non solo nella sede dell'Abspp ma anche nelle residenze delle persone indagate. In un caso, circa 560mila euro erano stati nascosti in un vano ricavato in un garage a Sassuolo.