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Nepal, strage sull’Himalaya, 3 italiani morti, 2 dispersi: stabilito contatto con altri 5: “Stanno bene”

Tre italiani morti, due dispersi e cinque senza contatti nelle valanghe che hanno colpito l’Himalaya nepalese. Le vittime sono Caputo, Farronato e Cocco; dispersi Di Marcello e Kirchler. La Farnesina monitora la situazione, mentre proseguono le ricerche tra neve e maltempo.
A cura di Davide Falcioni
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È di tre italiani morti, due dispersi e altri cinque dei quali si sono persi i contatti radio il drammatico bilancio delle valanghe che nei giorni giorni hanno investito gruppi di alpinisti sulle montagne del Nepal, trasformando le loro avventure in una tragedia collettiva. In una nota della Farnesina diffusa ieri si conferma la morte di Alessandro Caputo, Stefano Farronato e Paolo Cocco, e si spiega che "non si hanno notizie di sette italiani, tra cui Marco Di Marcello e Markus Kirchler, considerati dispersi con scarse probabilità di sopravvivenza". Le ricerche sono riprese questa mattina in un’area già individuata.

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Chi sono le vittime e i dispersi

Le salme di Stefano Farronato e Alessandro Caputo, travolti da una valanga durante la salita al Panbari Himal (6.887 metri), sono arrivate a Kathmandu, dove sono in corso le procedure per il rimpatrio. Entrambi facevano parte di una piccola spedizione italiana; a lanciare l’allarme è stato Valter Perlino, il terzo membro del gruppo, rimasto al campo base a causa di un infortunio. "Qui ogni metro guadagnato è frutto di forza, esperienza e rispetto per la montagna", era stato il loro ultimo messaggio prima del disastro.

Poche ore dopo, un’altra tragedia si è consumata sullo Yalung Ri, dove una seconda valanga ha colpito il campo base uccidendo Paolo Cocco, fotografo di Fara San Martino (Chieti), e travolgendo Marco Di Marcello, 37 anni, biologo e guida alpina, e Markus Kirchler, altoatesino, entrambi ufficialmente dispersi. Tra le vittime straniere figurano l’alpinista tedesco Jakob Schreiber, il trekker francese Christian André Manfredi, e due guide nepalesi, Padam Tamang e Mere Karki. Testimoni sul posto, come Phurba Tenjing Sherpa dell’agenzia Dreamers Destination, hanno riferito di aver visto sette corpi sul luogo della tragedia.

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Contattati altri 5 italiani: stanno bene

Diversa la situazione degli altri cinque connazionali di cui si sono perse le comunicazioni radio. Ieri la Farnesina aveva precisato che non risultano ufficialmente dispersi e che si trovano in un’area dove le trasmissioni sono spesso instabili. In mattinata il Consolato Generale a Calcutta rischierato in Nepal ha ricevuto conferma che l’agenzia di Milano e l’agenzia nepalese sono riuscite a comunicare con il gruppo degli escursionisti della provincia di Como con cui da giorni non si avevano contatti. I connazionali hanno riferito di stare bene e che proseguiranno il loro programma, con rientro a Kathmandu in data 8 novembre. Lo rende noto la Farnesina.

I cinque sono impegnati in un trekking verso il campo base del Makalu, a ovest della valle del Khumbu, lontano dalle zone investite dalle valanghe. Il percorso si sviluppa a quote relativamente moderate, fino a un massimo di 4.800 metri.

Le due tragedie: il Panbari Himal e lo Yalung Ri

Il primo dramma si è consumato venerdì scorso sul Panbari Himal, una vetta poco frequentata e tra le più difficili dell’Himalaya. Una valanga improvvisa ha sorpreso il gruppo italiano durante la salita. Due giorni dopo, un’altra scarica di neve si è abbattuta sul campo base dello Yalung Ri, causando nuove vittime e dispersi tra alpinisti internazionali e guide locali. Le autorità locali riferiscono di condizioni meteorologiche estreme, con forti nevicate e vento che hanno reso instabili i pendii. Le operazioni di recupero sono complicate dal maltempo persistente.

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