Neonati sepolti in giardino, Chiara non andrà in carcere: “Resti ai domiciliari, ma con il braccialetto”

Chiara, la 21enne accusata di omicidio e soppressione dei due cadaveri dei figli neonati, sepolti nel giardino della sua casa di Traversetolo, rimarrà agli arresti domiciliari ma le andrà applicato anche il braccialetto elettronico.
È arrivata la decisione del tribunale della Libertà di Bologna che ha parzialmente riformato l'ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Parma in senso più restrittivo, ma non ha accolto l'appello della Procura che aveva chiesto il carcere.
Bisogna tuttavia ricordare che la modifica della misura non è ancora esecutiva, bisognerà infatti attendere la pronuncia della Cassazione, nel caso in cui l'avvocato difensore della ragazza, Nicola Tria, decida di fare ricorso
All'udienza davanti ai giudici del Riesame la 21enne non si è presentata e non c'era nemmeno la Procura. I giudici hanno ascoltato per circa un'ora, a porte chiuse, le ragioni della difesa e oggi hanno comunicato la decisione.
Al Riesame si era tornati dopo l'annullamento con rinvio da parte della Suprema Corte del precedente provvedimento con cui si disponeva il carcere per la ragazza. Il tema principale era l'adeguatezza dei domiciliari, a cui Chiara è sottoposta da settembre, a contenere il rischio di reiterazione.
"I fatti di interesse processuale si sono svolti in presenza di condizioni non più presenti né ripetibili", aveva scritto la Cassazione. Tra i temi, anche le condizioni psichiche della giovane: capace di intendere e volere, per la consulenza dell'accusa, mentre a conclusioni opposte sono arrivati gli esperti della difesa.
Pur riconoscendo nella giovane donna una "elevatissima capacità mistificatoria" e una "non comune determinazione criminale", i supremi giudici avevano ritenuto che le particolari condizioni che le avevano permesso di agire non fossero riproducibili in regime di arresti domiciliari.
Nelle motivazioni, contenute in 14 pagine, si sottolineava come l’imputata avesse potuto compiere i reati proprio grazie alla fitta rete relazionale e affettiva che era riuscita a costruire. Rete che, secondo la Corte, le sarebbe invece preclusa nella condizione attuale di isolamento domestico.
"In altre parole – scrivevano ancora i giudici – la possibilità concreta che l'imputata entri in contatto con qualcuno, come accaduto con S.G., padre dei due bambini deceduti, e dia nuovamente vita a relazioni sentimentali che possano sfociare in ulteriori episodi delittuosi, deve essere valutata in rapporto alle restrizioni imposte dagli arresti domiciliari, che nella fattispecie non consentono alcun allontanamento dall’abitazione".
Il prossimo 30 giugno Chiara si troverà di fronte alla Corte d'Assise di Parma per l'inizio del processo a suo carico.