‘Ndrangheta in Piemonte: latitante si nascondeva in Georgia, estradato e arrestato
Per sfuggire alla cattura e al carcere dopo una prima condanna, si era rifugiato in Georgia, ma grazie alla collaborazione tra polizie dei diversi Stati, nell’ambito del progetto Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta, è stato individuato, estradato in Italia ed arrestato. Giuseppe Francesco Sganga è stato arrestato nelle scorse ore all’aeroporto di Orio al Serio di rientro dalla Georgia, dove aveva trovato rifugio grazie all’appoggio di conoscenti.
Sull’uomo pende già una condanna in primo grado di giudizio, emessa dal Tribunale di Asti, alla pena di 11 anni e 4 mesi di reclusione per i delitti di associazione di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti e ricettazione. Inoltre a suo carico una precedente sentenza di condanna a 2 anni e 11 mesi di reclusione per delitti di riciclaggio e ricettazione. Per questo nei suoi confronti era stata emessa una ordinanza applicative della misura della custodia in carcere, motivate dalla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e dalle esigenze cautelari del pericolo di fuga e di reiterazione di analoghe condotte criminose, essendo tra l'altro già gravato da numerosi precedenti penali.
Come spiega la polizia, per la cattura del latitante di fondamentale importanza è stata la cooperazione tra le autorità di Polizia italiana e la Polizia della Georgia, con il coordinamento del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale e dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza presso l’Ambasciata d’Italia di Tbilisi. Il ricercato, infatti, era inserito nell’ambito del progetto 1-CAN (Interpol Cooperation Against Ndrangheta), istituito per agevolare le ricerche di catturandi in ambito internazionale, sul presupposto ormai ampiamente dimostrato che la ‘ndrangheta sia attualmente un’organizzazione criminale globale.
La condanna per il latitante infatti era arrivata nell’ambito della complessa attività Investigativa coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino che ha consentito di accertare l’esistenza del “locale” di ‘ndrangheta di Bra, in provincia di Cuneo. Secondo l’accusa, al vertice del sodalizio criminale la famiglia Luppino originaria del comune reggino di Sant’Eufemia d’Aspromonte, insediatasi da anni nel territorio di Bra.