Napoli: i clan della Camorra mettono la “divisa” alle prostitute

Una divisa per sottolineare l’appartenenza ad un clan anziché ad un altro. Ma in questo caso ad indossarle non sono criminali o affiliati, bensì prostituite. Accade alle porte della Napoli notturna, in piena piazza Garibaldi. A denunciarlo è il presidente della IV Municipalità di Napoli Armando Coppola, come dichiarato dal commissario regionale dei Verdi Ecologisti Francesco Emilio Borrelli e dal segretario cittadino del Sole che Ride Vincenzo Peretti. Per i napoletani è diventato ormai normale trovare falò accesi e ragazzine in abiti succinti che vendono la propria femminilità in cambio di soldi. Ciò che però fa "paura" secondo Borrelli e Peretti è proprio il presunto uso di “divise” da parte delle prostitute.
Borrelli e Peretti hanno anche la "ricetta" per risolvere il problema prostituzione a Napoli: "legalizzare la prostituzione che deve essere esercitata solo in appartamenti chiusi e controllati dallo Stato obbligando queste persone a pagare le tasse e fare periodici controlli sanitari". Un'idea che era già venuta qualche mese fa al sindaco Luigi De Magistris. Istituire un luogo dove le "lucciole" non siano più tali, un posto dove le prostitute siano libere di praticare la professione più vecchia del mondo senza il rischio di essere sfruttate e con i dovuti controlli sanitari. Perché, ricordava ad agosto il primo cittadino napoletano, ad essere illegale non è la prostituzione, ma il suo sfruttamento. "Solo in questo modo – continuano Borrelli e Peretti – sottrarremo questo mondo alla gestione della camorra che oramai ha preso il totale sopravvento. E' utile sapere che oramai la sera anche sotto la sede del Consiglio Regionale della Campania al centro Direzionale c' è un proliferare di uomini e donne che si prostituiscono. Solo regolamentando il fenomeno lo si potrà arginare e regolamentare altrimenti andrà sempre peggio".