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Multa da cinque milioni di euro ad Eni, l’Antitrust: “Pubblicità ingannevole per il diesel+”

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha multato l’Eni per cinque milioni di euro per pubblicità ingannevole nella campagna promozionale sul carburante Eni Diesel+: “Ha presentato come verde un diesel altamente inquinante”. Ma la società replica: “Sorpresi. Ci riserviamo di valutare le motivazioni del provvedimento ai fini della sua impugnativa al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio”.
A cura di Ida Artiaco
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Stangata per l'Eni, che ha ricevuto dall'Antitrust una multa da 5 milioni di euro per pubblicità ingannevole nella campagna promozionale sul carburante Eni Diesel+. Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, la compagnia leader per la distribuzione dell'energia in Italia si sarebbe fatta promotrice di messaggi che hanno esaltato il positivo impatto ambientale del carburante, per le ridotte emissioni gassose, e il risparmio, in termini di consumi. "L’ingannevolezza – si legge sul sito ufficiale dell'Autorità in una nota pubblicata lo scorso 15 gennaio – derivava in primo luogo dalla confusione fra il prodotto pubblicizzato EniDiesel+ e la sua componente biodiesel HVO (Hydrotreated Vegetable Oil), chiamata da Eni ‘Green Diesel', attribuendo al prodotto nel suo complesso vanti ambientali che non sono risultati fondati".

Dunque, nei messaggi si utilizzavano in maniera suggestiva la denominazione "Green Diesel", le qualifiche "componente green" e "componente rinnovabile", e altri claim di tutela dell’ambiente, quali "aiuta a proteggere l’ambiente. E usandolo lo fai anche tu, grazie a una significativa riduzione delle emissioni", sebbene il prodotto sia un gasolio che per sua natura è altamente inquinante e non può essere considerato verde. Inoltre, si legge ancora nella nota dell'Antitrust, "alcune delle vantate caratteristiche del prodotto – come la riduzione delle emissioni gassose "fino al 40%", delle emissioni di CO2 del 5% in media e dei consumi "fino al 4%" – non sono confermate". Sono semmai parziali, "ad esempio, non per tutte le emissioni gassose e non in tutti i casi la riduzione risultava raggiungere il 40% e, per i consumi, la riduzione era solo in minima parte imputabile alla componente HVO denominata da Eni “Green Diesel”, ovvero non adeguatamente contestualizzate (ad esempio non era adeguatamente chiarito che il vanto di una riduzione delle emissioni di CO2 era riferito all’intero ciclo del prodotto)".

Sempre l'Antitrust ha fatto sapere che, nel corso del procedimento, Eni ha interrotto la campagna pubblicitaria e stampa oggetto del provvedimento e si è impegnata a non utilizzare più, con riferimento a carburanti per autotrazione, la parola "green". Da parte sua, la società ha replicato con un comunicato affermando di aver "appreso con grande sorpresa la decisione dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato". Il gruppo petrolifero ha fatto sapere di riservarsi "di valutare le motivazioni del provvedimento ai fini della sua impugnativa al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio", aggiungendo che "non è in discussione che Eni Diesel +, grazie alla componente HVO, abbia performance ambientali migliori rispetto ai carburanti tradizionali, ma si contestano le modalità espressive utilizzate e  in particolare l’utilizzo del termine green, con argomentazioni puramente semantiche che Eni ritiene non condivisibili".

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