Morto dopo una trasfusione sbagliata a Grosseto: 11 gli indagati

Sarebbero undici le persone iscritte nel registro degli indagati per la morte di Sergio Fiorini, il pensionato 76enne che all’ospedale di Grosseto ha ricevuto per errore una trasfusione di sangue non prevista ed è morto dopo qualche ora domenica scorsa. Un episodio per il quale il ministro della Salute ha deciso di mandare gli ispettori in Toscana, intanto la Procura della Repubblica di Grosseto sta indagando sulla trasfusione sbagliata e sull’adeguatezza delle cure. A finire nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo un’infermiera e dieci medici: tra di loro ci sono quelli del reparto di rianimazione dove l’uomo è morto e anche coloro che hanno curato il 76enne per la polmonite (la patologia per cui era ricoverato) nel reparto di malattie infettive. La procura ha esteso l'ipotesi di omicidio colposo anche ai medici del reparto di malattie infettive ipotizzando dunque un concorso di reato con il personale della rianimazione.
La notizia della trasfusione sbagliata omessa per ore – Gli inquirenti indagano non solo sulla trasfusione sbagliata, ma anche sull'adeguatezza delle cure e delle terapie ricevute dal paziente per la polmonite. Stamani la squadra mobile di Grosseto ha proseguito le indagini sentendo, dopo ieri, altri professionisti dell'ospedale. Per domani è prevista l’autopsia. E intanto, per la morte di Sergio Fiorini, hanno fatto sentire la propria voce anche i familiari della vittima. Il tragico errore della trasfusione sarebbe stato omesso per ore nonostante la richiesta di notizie da parte della famiglia dell’uomo. In una nota diffusa da Alessandra Silvestri, il legale dei figli e della moglie di Fiorini, si legge che “furono tenuti all’oscuro” fino a quando "si precipitarono in ospedale" avendo ricevuto una chiamata alle ore 18. I familiari di Fiorini hanno così fatto sapere di voler puntualizzare “una realtà diversa” rispetto alla notizia riportata in alcuni articoli secondo cui ci sarebbe stato “un rapporto limpido con i parenti del paziente”.