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Mister Zushi: “Offro lavoro con stipendi veri e i giovani nemmeno si presentano”

Lo sfogo di Cristiano Gaifa, proprietario e fondatore della catena di ristoranti giapponese fusion Zushi: “Una ragazza ha rifiutato il lavoro perché il padre le aveva regalato una casa e doveva arredarla”.
A cura di Susanna Picone
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In Italia esiste senza dubbio il problema disoccupazione – gli ultimi dati dell’Istat danno quella giovanile al 40.1 percento – ma secondo Cristiano Gaifa, proprietario e fondatore della catena di ristoranti giapponese fusion Zushi, esiste anche un altro problema, che è quello dei giovani che non avrebbero molta voglia di lavorare. “Se sento ancora parlare di disoccupazione giovanile racconto gli ultimi colloqui che abbiamo fatto”, si è sfogato l’imprenditore di Verona che ha avviato una catena che al momento conta 21 locali sparsi in tutto il Nord Italia. Al Corriere del Veneto Gaifa ha quindi spiegato quello che succede durante i colloqui di lavoro presso i suoi locali. Lo ha fatto parlando di giovani, soprattutto ventenni, che spesso hanno poca voglia di lavorare tanto da non presentarsi nemmeno ai colloqui o rinunciando subito dopo aver ottenuto il lavoro.

Tre giovani su dieci non si presentano ai colloqui – Mister Zushi ha spiegato di offrire impieghi di ogni tipo, da camerieri a vicedirettori e direttori di ristorante, e un contratto di lavoro a stipendio pieno fin dal primo giorno. Tre mesi a tempo determinato che nella grandissima parte di casi diventa un indeterminato. Eppure, secondo i dati raccolti dall’imprenditore di Verona, tre giovani su dieci non si presentano neppure. Lui stesso ha fatto gli ultimi colloqui per un posto da vicedirettore in un nuovo ristorante: “Tre interpellati su tre, tutti disoccupati, mi hanno detto: ‘Ci penso e vi faccio sapere’. Non hanno telefonato nei giorni successivi come d’accordo. Allora li abbiamo richiamati noi. ‘No, grazie’”. “Per ogni curriculum che ricevo di connazionali, ne ho almeno due di altri”, ha inoltre raccontato l’imprenditore parlando della sproporzione tra stranieri e italiani.

Le "motivazioni" per rifiutare il lavoro – Quali sono i rifiuti che riceve? “In questi anni ne abbiamo sentite di tutti i tipi. L’ultimo che ho incontrato, anche lui disoccupato, quando gli ho detto che avrebbe cominciato la settimana successiva mi ha risposto: ‘eh, ma avevo prenotato una vacanza’. Con un altro, un veronese, è andata anche peggio. Ci ha chiesto dov’è il ristorante: a Borgo Trento. ‘Troppo lontano, abito a Borgo Milano’, ci ha detto. Neanche un chilometro di distanza, capisce?”. E ancora, Gaifa ha parlato della “scusa” di una trentenne alla prima esperienza lavorativa che avrebbe chiamato la sera prima di iniziare: “Mi spiace, non vengo più, papà mi ha regalato una casa e per i prossimi mesi dovrò arredarla”.

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