“Mio fratello 15enne morì in un incidente a Torino, da più di 20 anni cerchiamo chi ha ricevuto i suoi organi”

"Nel 1999 mio fratello è morto in ospedale, dopo un incidente in motorino. Hanno dichiarato la morte cerebrale dopo alcuni giorni e noi abbiamo acconsentito alla donazione degli organi".
Maria Elena inizia così a raccontare a Fanpage.it la storia di suo fratello Marco, morto in un tragico incidente nel 1999 a Torino, in via Parma. La 49enne ha contattato la nostra redazione per diffondere un appello perché da più di 20 anni la sua famiglia sta cercando le persone che hanno ricevuto gli organi di Marco.
"L'incidente è avvenuto l'8 settembre, è stato soccorso e portato in ospedale in condizioni gravi perché non aveva il casco e hanno dovuto sedarlo. Dopo qualche giorno, hanno tentato di risvegliarlo ma non ci sono riusciti. Il 13 ci hanno detto che era cerebralmente morto. Aveva 15 anni".
Come avviene spesso in questi casi, sono poche le informazioni che Maria Elena e i suoi familiari sono riusciti ad avere. A loro è stato detto che i reni e il cuore del ragazzo sono rimasti in Piemonte, a Torino, mentre i polmoni invece sono arrivati a Pavia.
"In più, una conoscente è riuscita a sapere che chi ha ricevuto i polmoni di mio fratello era un ragazzo o una ragazza giovane. Tramite una lettera che ci è arrivata dall'ospedale sappiamo anche che i trapianti sono andati bene", ci spiega ancora.
Anche i genitori della 49enne avrebbero voluto saperne di più e per tanti anni hanno sperato ma sono deceduti senza realizzare questo desiderio. "Mia mamma è mancata nel 2023, mio papà nel 2014. Quindi, non lo sapranno mai", racconta Maria Elena con rammarico.
Tuttavia, lei e i suoi fratelli Tamara e Luigi continuano a sperare di conoscere l'identità delle che sono state salvate dal dono del fratello: "Ci piacerebbe sapere se stanno bene, se hanno avuto una buona vita. Anche se penso che da parte di chi ha ricevuto gli organi sia un po' più dura, non so, potrebbero essere restii a sapere".
Maria Elena ci dice ancora di aver ricevuto in passato un messaggio da una persona che si era riconosciuta in uno dei suoi appelli pubblicati sui social: "Seguo una pagina Facebook di donatori e riceventi di organi e una volta un ragazzo mi scrisse di essere stato trapiantato, di aver ricevuto i reni, in quei giorni, ma in quel momento non ricordavo che li avessimo donati".
"Anno e giorno coincidevano ma non riesco a ricordare il nome di questa persona e non sono più riuscita a trovare il suo commento", aggiunge con rammarico e nella speranza che il giovane in questione, leggendo queste righe, cerchi di rimettersi in contatto con lei per capire se davvero potrebbe aver ricevuto gli organi di Marco.
"Mi piacerebbe sapere se hanno mai pensato al loro donatore. Molti credono che sia solo una questione di ‘vita mia, morte tua'. Una persona una volta mi ha lasciato un commento del genere su Facebook: ‘Io vivo ma non devo dire grazie a nessuno'. Mi ha fatto male, ma accetto anche quello", confida ancora Maria Elena.
"È stata dura, non l'ho mai negato, molti dicevano che mio fratello sarebbe potuto tornare alla vita di prima. Ma poi ho parlato con mia cugina, che faceva l'infermiera, e mi spiegò che quando muore il cervello non c'è niente da fare".
"All'epoca cercammo di convincere mia mamma dicendole: ‘Pensa che c'è una donna come te che sta aspettando che suo figlio si riprenda perché sta aspettando un organo‘. I medici ci dissero che, se anche si fosse risvegliato, mio fratello non sarebbe mai stato come prima. Mio fratello giocava a pallone, era bello come il sole", aggiunge la 49enne.
"Abbiamo pensato che da questa tragedia potesse nascere qualcosa di buono, che fosse una speranza per qualcun altro: un papà che poteva ancora crescere i suoi figli, una mamma che poteva stare con i suoi parenti o un ragazzo giovane".
"Non è facile ma abbiamo ancora speranza, anche se sono passati 20 anni. E anche se non dovessimo trovare queste persone, l'importante è che per loro la vita sia migliorata, è quello che ci siamo sempre augurati".