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“Mia madre morta in ospedale, i suoi oggetti personali sono scomparsi”: la storia di Luigia

La madre di Luigia, 72 anni, è entrata in ospedale con un blocco renale e una complicata situazione cardiaca dopo che per dieci giorni aveva atteso il tampone per attestare la positività al Coronavirus, del quale presentava i sintomi peggiori. Dopo un iniziale miglioramento, la situazione clinica è precipitata. “Quando è morta, non ci hanno restituito alcuni suoi oggetti personali” spiega la ragazza a Fanpage.it.
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Mia mamma è entrata in ospedale il 28 ottobre e non è più tornata a casa". La storia di Luigia ha qualche punto in comune con quella di Silvia, che Fanpage.it già aveva raccontato. Sua madre, però, era in attesa di tampone per attestare la positività al Covid. Secondo quanto racconta Luigia, stava aspettando da giorni nonostante presentasse i sintomi peggiori della malattia. "Con l'infezione, mia madre è entrata in blocco renale dopo 10 giorni di attesa – racconta la ragazza a Fanpage.it – e io ho chiamato un ambulanza. Ero in isolamento anche io per via del Coronavirus, per cui ho potuto solo accertarmi che i soccorsi la portassero in ospedale. Partiva già da una condizione clinica di cardiopatia grave". La donna di 72 anni è stata ricoverata al Policlinico di Milano e la sua situazione sembrava essere in netto miglioramento. "Il secondo tampone che le hanno fatto è risultato debolmente positivo, lei sembrava stare meglio. Tramite videochiamata l'abbiamo vista migliorata: si lamentava del cibo dell'ospedale, per cui eravamo sicuri fosse in forma, anche se non smagliante". Alla 72enne, in netta ripresa, era stato anche proposto di finire la degenza in un hospice di Bergamo. Sembrava, insomma, che il peggio fosse passato, poi la ricaduta.

Il 12 novembre 2020 la febbre è comparsa di nuovo, passando rapidamente dal 37,2 al 39. Le sono stati somministrati sei antibiotici, ma la temperatura restava alta. "Il medico ci ha detto che si trattava di un'infezione batterica nosocomiale, l'infettivologo aveva escluso il Covid-19 per via del secondo tampone debolmente positivo, ma lei non respirava più bene – racconta ancora Luigia -.Però, esclusa l'infezione da coronavirus, è stata tenuta in un reparto di Geriatria dove, per chiamare il personale, disponeva di un campanello. Se si fosse sentita male, non avrebbe neppure potuto raggiungerlo". Da quel momento, le videochiamate (e le telefonate) diventano sempre più rare. "Non sono riuscita a parlare con i medici, ma neppure con mia madre. Non ricevevo notizie anche per 13 ore consecutive. Nonostante le sue patologie, mia madre è rimasta in reparto senza neppure monitoraggio cardiaco". Nonostante tutto, Luigia sostiene che alla donna non è stata effettuata alcuna TAC e nessuna radiografia, fino alla cardioversione per una fibrillazione atriale. "La dottoressa è arrivata alle 8:00 in reparto e ha visto che mia mamma stava male. Non avendo però alcun controllo sulla sua situazione cardiaca, nessuno sapeva cosa le stesse succedendo. Mi ha richiamato per aiutarla a convincere mia madre a indossare il casco per la respirazione e io ho eseguito. Solo così ho saputo cosa le era successo" ha continuato la ragazza durante l'intervista telefonica. "Io avevo pregato più volte di farle un terzo tampone, per capire se la sua insufficienza respiratoria fosse dovuta al Covid. Mi dicevano che non sapevano dove fosse localizzata l'infezione e tutto questo ha condotto al tracollo cardiaco che poi l'ha portata alla morte". Solo il 20 novembre la donna è stata portata in Pneumologia dove è stata sottoposta a una radiografia per accertare la situazione dei polmoni, già compromessi. "A quel punto non ho più potuto sentirla. I due telefoni che aveva con sé sono stati lasciati nei sacchetti utili per trasferire i suoi oggetti da un reparto all'altro."

Gli oggetti personali scomparsi

Luigia riesce a parlare con il medico solo quando la situazione sembra ormai essere irreversibile. "Mi chiamano e mi chiedono quanto tempo avrei impiegato per arrivare in ospedale. Poco, ho detto. Mi hanno detto di correre lì perché mia madre stava morendo. Ho raggiunto il reparto e lei ha solo aspettato di vedermi per esalare l'ultimo respiro". Il motivo del decesso non è ancora stato reso noto alla famiglia. "Ho chiesto la cartella clinica che arriverà tra 45 giorni. Sono convinta che non abbia ricevuto tutte le attenzioni possibili, ma aspetto il parere di un esperto per dirlo".

Il dettaglio più assurdo, però, riguarda gli effetti personali della donna: secondo quanto dichiara Luigia, quando le sono stati restituiti gli oggetti della madre, non ha ricevuto la sua dentiera, una collana e le medicine che era solita prendere. "Questa è la cosa più assurda – spiega – non riesco francamente a spiegarmi come sia possibile che la sua collana non ci sia più, né la sua dentiera. Nessuno ha saputo dirmi niente" sostiene.

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