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Melania Rea: la foto dell’auto di Salvatore Parolisi lo scagiona dal delitto

Proprio quella foto, scattata da un ragazzo alle 15.13 del 18 aprile, che accuserebbe Salvatore Parolisi, è stata impugnata dalla difesa per sostenere la sua innocenza: a Colle San Marco, quel giorno, lungo la strada serrata, era parcheggiata la Renault Scenic dell’indagato.
A cura di danila mancini
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la renault scenic di salvatore parolisi lo scagionerebbe dal delitto

L'immagine rimette tutto in discussione e depone a favore dell'ipotesi che Parolisi non si trovava a Ripe all'ora del delitto.

Con queste parole l'avvocato Walter Biscotti difende il suo assistito, asserendo che lo stesso, quando è stata uccisa la moglie Melania Rea, era a Colle San Marco, come del resto ha sempre sostenuto. L'immagine in questione è stata realizzata da un ragazzo, Bruno A., alle 15.13 del 18 aprile. Ad una prima "lettura", dalla foto non sarebbe visibile l'auto di Salvatore Parolisi, che secondo la sua versione si sarebbe dovuta trovare proprio lungo la strada sterrata a partire dalle 14.15 e fino alle 15.30.

“ Se questa auto appartenesse a Parolisi, l'accusa crollerebbe ”
il blogger Massimo Prati
Ma è proprio questa stessa foto ad essere stata analizzata dalla difesa, che invece ha dimostrato l'esatto contrario: ingrandendola, sarebbe visibile un auto molto simile alla Renault Scenic di Parolisi, anche se "purtroppo è impossibile una risoluzione superiore a quella che ci consente di stabilire una certa compatibilità. Non ci possono essere certezze", ha commentato Roberto Cusani, uno dei tre consulenti nominati dall'indagato.

Dunque lo scatto, che incriminerebbe l'unico indagato di questo terribile fatto di cronaca, dovrebbe invece scagionarlo: possibile?

E' stato il blogger Massimo Prati, anticipando le mosse della difesa, ad ingrandire l'immagine e a mostrarla al popolo della rete:

Il fanale laterale è identico, la smussatura del portellone posteriore anche, il colore pure, quindi? Di chi è la vettura parcheggiata nel primo pomeriggio del 18 aprile sotto gli alberi del pianoro se non del caporalmaggiore? Se quel mezzo ha un altro proprietario qualcuno dovrà rispondere a questa domanda. Perché in caso contrario al pianoro anche il Parolisi doveva esserci. A meno non sia una foto scattata mezz'ora più tardi e che lui, dopo aver parcheggiato, non sia andato a piedi al ristorante "Il Cacciatore"; fatto strano, alquanto improbabile e non concorde con le testimonianze raccolte nel suddetto locale.

Se appartenesse al caporalmaggiore tutta la ricostruzione crollerebbe e l'impianto accusatorio, che lo vuole a Ripe dalle 14.40 alle 15.15 intento ad uccidere la moglie, non avrebbe più motivo di esistere perché provato che si trovasse al colle di Ascoli (e non da poco dato che i ragazzi hanno dichiarato di non averlo mai visto). Ma le testimonianze visive, quelle che tempo fa erano considerate la prova regina di ogni inchiesta, in realtà nella nostra epoca, fatta di continue informazioni, non danno molto affidamento perché la memoria perde o acquista anche in base a ciò che vede e ascolta sui media. Prendiamo la donna che i giornali hanno scritto essere stata alle altalene, assieme a suo figlio, dalle 15.00 alle 15.30. Se guardiamo queste ed altre immagini inserite agli Atti, accreditando i ragazzi e le foto, la donna in realtà non c'è né alle 15.13 né alle 15.22 né dopo, o perlomeno non si vede.

Da parte dell'accusa in merito non c'è alcuna certezza, nulla che possa dimostrare che quell'auto sia proprio di Salvatore Parolisi. Troppi sono gli indizi che invece confuterebbero la sua colpevolezza, in primis il suo stesso Dna nella bocca di Melania, prova di un contatto fisico poco prima che fosse uccisa.

Che una foto possa rimettere in discussione i risultati delle indagini? Che Parolisi venga infine scarcerato?

Lo sapremo il 7 agosto, quando il gip di Taranto, Giovanni Cirillo, dovrà pronunciarsi in merito alla nuova richiesta di custodia cautelare.

(Foto: Ansa)

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