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Giampaolo Amato, medico arrestato a Bologna

Medico accusato di due omicidi, la sorella di una vittima: “Voglio giustizia”

Anna Maria Linsalata, sorella di Isabella, moglie del medico Giampaolo Amato: “Sono qui per avere giustizia, è quello che mi spinge a stare in quest’aula. Lo faccio per Isabella, è una situazione delicata. Sento una forza e una determinazione importante fin dall’inizio per far emergere la verità”.
A cura di Davide Falcioni
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Amato e la moglie Isabella Linsalata
Amato e la moglie Isabella Linsalata
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"Sono qui per avere giustizia, è quello che mi spinge a stare in quest'aula. Lo faccio per Isabella, è una situazione delicata. Sento una forza e una determinazione importante fin dall'inizio per far emergere la verità. Isabella mi manca tantissimo". A dirlo Anna Maria Linsalata, sorella di Isabella, durante una pausa del processo che a Bologna vede imputato il medico Giampaolo Amato, accusato di omicidio aggravato della moglie, Isabella appunto, e della suocera, Giulia Tateo.

Le due donne, secondo la procuratrice aggiunta Morena Plazzi e il pm Domenico Ambrosino, sarebbero state avvelenate con un mix di psicofarmaci e anestetico. Amato, oftalmologo che in passato ha lavorato sia per la Virtus pallacanestro che per l'Ausl di Bologna, si è sempre proclamato innocente: venne arrestato nell'aprile del 2023 e da allora si trova in carcere. Parti civili nel processo saranno la sorella di Isabella Linsalata e il fratello di Giulia Tateo, assistiti rispettivamente dagli avvocati Maurizio Merlini e Francesca Stortoni. Anche l'Udi (Unione donne italiane) di Bologna ha chiesto di essere parte civile.

L'Ausl di Bologna, invece, si costituirà parte civile in relazione all'ipotesi di peculato, altra accusa di cui dovrà rispondere l'imputato per aver sottratto i farmaci (in quanto medico dell'Ausl in servizio) e di detenzione illecita delle sostanze stupefacenti o psicotrope utilizzate per commettere i reati. Piena la piccola aula dove si tiene l'Assise, ma senza telecamere visto il divieto imposto dal presidente della Corte. Rigidi i controlli, sia all'ingresso del Tribunale che dell'aula, inizialmente transennata: l'unica finestra è stata coperta con un separè per evitare foto e video.

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