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Medici del 118 si fingevano malati durante il lockdown per l’indennità: “Blocchiamo le ambulanze”

L’inchiesta, che ha accertato complessivamente oltre ottocento giorni di assenza ingiustificata durante i mesi della pandemia, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di ben 41 medici, tra sanitari del 118 e dottori di base firmatari dei presunti certificati fasulli. Le loro assenze avevano reso difficile l’attività di pronto soccorso.
A cura di Antonio Palma
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"Bisogna agire con la forza, prima di tutto inginocchiando il servizio", "Blocchiamole le ambulanze, creiamo il disservizio", così alcuni medici del 118 di Catanzaro si organizzavano per assentarsi dal lavoro presentando falsi certificati di malattia in piena pandemia covid e col lockdown in corso solo per riavere una indennità precedentemente riconosciuta e poi sospesa perché non dovuta. I messaggi sono solo alcuni dei numerosi casi emersi dall'indagine della Guardia di finanza di Catanzaro che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di ben 41 medici, tra sanitari del 118 e dottori di base firmatari dei presunti certificati fasulli, accusati del reato di truffa e/o falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

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Sequestro preventivo di beni per 13 medici

Nell'ambito dell'inchiesta, denominata operazione Molière, le Fiamme Gialle questa mattina hanno eseguito anche un sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 46mila euro nei confronti di 13 medici del servizio di emergenza del 118 dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro che, durante il primo lockdown, si assentavano dal lavoro grazie a falsi certificati di malattia redatti da colleghi compiacenti. L'inchiesta, che ha accertato complessivamente oltre ottocento giorni di assenza ingiustificata durante i mesi della pandemia, era stata avviata  su segnalazione dello stesso dirigente del Servizio 118 che aveva notato una anomala impennata di casi di malattia in concomitanza con l’inizio del periodo di diffusione del Covid-19 che di fatto aveva reso difficile l'attività di pronto soccorso.

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Gruppo whatsapp dei medici per coordinare il blocco

Le indagini, condotte dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro e coordinate dalla Procura, avevano portato al sequestro dei cellulari di vari indagati dalla cui analisi è emerso che in effetti le patologie attestate nei certificati erano false e che i medici le avevano concordate in molti casi attraverso messaggi  whatsapp senza alcuna visita ma solo dopo una richiesta telefonica.  Nel dettaglio, secondo l'accusa, sono due i sentimenti che hanno spinto i medici indagati a comportarsi in questo modo: da un lato un gruppo che aveva paura del virus ma dall'altro, invece, vi erano medici che si era accordati per compiere una ritorsione ai danni dell’Asp dopo la sospensione di una indennità economica precedentemente riconosciuta.

Medici si assentavano per paura del covid: "Abbiamo figli, è pericoloso"

"Devo tutelare le bimbe e l'unico modo è non mettermi in condizioni pericolose", così un medico del 118 di Catanzaro spiegava ad esempio ai colleghi ed amici, confermando la paura di andare al lavoro e di contrarre il coronavirus in piena pandemia covid. Nel secondo caso invece era stato addirittura creato un apposito gruppo di whatsapp, dove i medici si scambiavano messaggi per organizzare la protesta. Sia tra questi che tra quelli spinti da paura, però, vi erano medici che pur assentandosi dal lavoro continuavano ad esercitare l’attività professionale privata.

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