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Martina Rossi, udienza rinviata al 7 ottobre. La famiglia: “Tristezza e amarezza”

La Suprema Corte di Cassazione ha deciso di accogliere la richiesta delle due difese e di rinviare al prossimo 7 ottobre l’udienza in cui si pronuncerà in maniera definitiva sul caso di Martina Rossi, la 20enne precipitata dal balcone di una stanza di un hotel di Palma de Maiorca nel 2011. Sul banco degli imputati ci sono i due amici Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, accusati di tentata violenza sessuale. “Tristezza e amarezza”, il commento della famiglia della Martina.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Martina Rossi
Martina Rossi

La sentenza definitiva sul caso Martina Rossi non arriverà oggi. L'udienza è stata infatti rinviata al prossimo 7 ottobre quando la Suprema Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi sui due imputati Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, accusati della morte della giovane avvenuta nel 2001 e condannati in appello-bis a 3 anni per tentata violenza di gruppo. Si tratta dell'ultimo atto di una vicenda giudiziaria durata 10 anni: tutto inizia quando la ragazza, che allora aveva 20 anni, precipita dal balcone della stanza 609 dell'albergo Santa Ana di Palma di Maiorca, meta della sua prima vacanza con le amiche. Stefano Savi, legale della famiglia di Martina Rossi, parla di "tristezza e amarezza" dopo la decisione del rinvio da parte della Cassazione che ha accolto la richiesta avanzata dalle difese dei due imputati: "Questa di oggi, in realtà, è una mossa che gli serve poco – ha commentato il legale – perché si ritorna alla sezione di partenza e quindi, tutto sommato, non cambia un granché. È già stato stabilito che il relatore sarà lo stesso di oggi e quindi non vedo, bene o male, come questa mossa possa giovare".

Dopo 10 anni di sofferenza, ci aspettiamo che venga consolidata la verità

In aula c'erano anche mamma Franca e papà Bruno che per 10 anni hanno cercato giustizia senza arrendersi neppure davanti alla prima condanna in appello a 3 anni di reclusione per i due. "Dopo 10 anni di sofferenza, ci aspettiamo che almeno venga consolidato quel pezzettino di verità che è rimasto", le parole pronunciate da Bruno e Franca Rossi prima del rinvio
La sezione feriale della Suprema Corte è chiamata a decidere se confermare o meno la sentenza emessa lo scorso aprile dai
giudici di Firenze, in sede di appello-bis, con cui i due imputati nel processo, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni,
sono stati condannati a 3 anni per tentata violenza di gruppo. Secondo l'accusa, infatti, Martina cadde da quel balcone per
sfuggire a un tentativo di violenza sessuale. Prescritto, invece, il reato di ‘morte come conseguenza di altro delitto', che era stato contestato agli imputati.

Il blog sugli atti del processo

Vanneschi e Albertoni, invece, asseriscono di aver assistito a un "gesto suicida della ragazza" e di essere vittime di un errore giudiziario.  Lo stesso Vanneschi ha aperto un sito web sul quale ha iniziato a pubblicare le trascrizioni delle testimonianze raccolte durante le indagini, nel tentativo di "dimostrare la sua innocenza", come conferma l'avvocato. Ad aiutarlo in questa iniziativa, alcuni amici che hanno creato per lui il sito. "Sui social si vantava di essere un ammiratore di Vallanzasca e indossava le magliette di Scarface. Adesso si ritiene un perseguitato dalla giustizia? Entrambi cercano di riscrivere la storia – ha dichiarato Bruno Rossi a proposito del sito web -. Si tratta dell'ultimo colpo di teatro che stanno mettendo in atto. Il colpo di coda del blog è come buttare il pallone fuori dal campo per prendere tempo. Ma loro sono gli stessi che dopo la morte di Martina sono rimasti in vacanza. Nel loro paese, a Castiglion Fibocchi, sono ritenuti due bravi ragazzi perseguitati dalla giustizia".

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