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Martina Rossi, domani la sentenza definitiva. Il padre: “La giustizia è un privilegio per benestanti”

Nella giornata di domani 26 agosto la Cassazione renderà pubblico il suo verdetto definitivo sulla morte di Martina Rossi, la studentessa di 20 anni che nel 2011 è caduta dalla finestra di un albergo di Palma de Maiorca dove era andata in vacanza. Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi sono stati accusati di tentata violenza sessuale e condannati a 3 anni in appello.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Martina Rossi
Martina Rossi

Martina Rossi precipitò da un balcone al sesto piano di un hotel di Palma di Maiorca, lì dove era andata in vacanza con delle amiche. Le indagini sulle cause della sua morte hanno portato a un lungo e tortuoso processo che ha visto imputati Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, entrambi accusati di tentata violenza sessuale. I due sono stati condannati in appello a 3 anni di reclusione. Ad attendere il verdetto definitivo della Cassazione nella giornata di domani, il padre di Martina, Bruno Rossi, insieme a sua moglie Franca. "Dieci anni sono un tempo infinito nella vita di una persona. Lo sono anche per me che ne ho già vissuti 80 – spiega il padre della studentessa di 20 anni in un'intervista a Il Messaggero -. Se penso a cosa sono 10 anni con la mancanza di una figlia morta in quelle circostanze, l'unica parola che mi viene in mente è "tormento". Quando sento parlare questi ragazzi, i loro avvocati, i loro periti, quando vedo questi giovani forti e in salute, circondati dai loro genitori, penso sempre a Martina. Penso al desiderio con cui l'abbiamo aspettata per tanti anni. Lei è stata un dono arrivato tanto tempo dopo il matrimonio. Era tranquilla, serena e amava la vita. La sua morte per me non è comprensibile, non l'ho mai accettata".

La mente di Bruno Rossi torna proprio alla notte della tragedia, quando Martina precipita dal balcone di una stanza d'albergo non sua. "La contraddizione nella versione dei due è lampante. L'assurdità della fine insolita di questa ragazza felice che improvvisamente cade da una finestra di una camera sconosciuta, senza pantaloni indosso e poi rimane 35 minuti a morire in una vasca. Le persone che erano con lei, invece di aiutarla, invece di scendere a vedere cosa le fosse successo, hanno iniziato a cercare alibi. L'hanno lasciata morire da sola dopo un'agonia di 35 minuti. La giustizia è stata troppo lenta e laboriosa. Certo la verità l'hanno cercata solo in Italia, in Spagna dicevano che Martina aveva aggredito alcune persone e che si era buttata dalla finestra. Le indagini poi hanno chiarito che non si tratta di un incidente. Era il 2014 quando è finita l'inchiesta e poi c'è stato un processo lunghissimo. La prima sentenza ha stabilito 6 anni di reclusione e allora era il 2018. Erano già passati 7 anni dalla morte di Martina. Un percorso estenuante che ci ha spezzato il cuore. Si parla di riforma della giustizia, ma agli esperti sfugge un parere fondamentale: il vero scandalo è che sia un affare per benestanti. In questi anni abbiamo perso tanti dei nostri risparmi per continuare a combattere. Se non avessimo avuto disponibilità economica, avremmo dovuto arrenderci. Ricchi e poveri non hanno le stesse possibilità davanti ai giudici".

Il blog sul caso di Luca Vanneschi

Rossi non ha mai avuto un confronto con gli imputati se non in aula. Nessuno dei due ha mai cercato di parlargli. "Sono stati in silenzio per anni – dice-. Hanno cercato di riscrivere i fatti, solo questo. Stanno cercando di farlo anche in questi giorni. Vanneschi ha un blog nel quale pubblica gli atti del processo e sostiene di essere vittima di un errore giudiziario. Proprio lui che sui social si vantava di essere un ammiratore di Vallanzasca e indossava le magliette di Scarface. La prima pagina di questo sito è la foto dell'editoriale J'accuse. L'ultimo colpo di teatro che stanno mettendo in atto. Questo colpo di coda del blog è come buttare il pallone fuori dal campo per prendere tempo. Questa storia è diventata un giallo che ha appassionato tutti tranne la mamma e il papà di Martina, questa è la verità".

Il ricordo del giorno in cui hanno appreso che Martina non c'era più è ancora a colori nella mente di papà Rossi. Riesce a descriverlo con grande lucidità: era in giardino e stava tagliando un albero di albicocche che si era seccato quando cinque poliziotti lo hanno raggiunto. "Pensavo di aver fatto io qualcosa, invece mi hanno dato la notizia. Mia moglie non c'era e ho aspettato che arrivasse. Ci siamo precipitati in Spagna ma non sapevamo nulla. Ci hanno trattati malissimo e c'è stato il tentativo di rendere Martina carnefice. Con le donne succede troppo spesso. Adesso siamo sfiniti, ma speriamo che ci venga restituita una porzione di verità, anche se non sarà mai totale. Sono convinto che le abbiano dato un pugno in faccia e l'abbiano buttata giù. Le hanno tolto i pantaloni, lei ha reagito e loro l'hanno uccisa. Quello che ancora mi tormenta è il fatto che nessuno l'abbia aiutata dopo la caduta. Il medico legale ha detto che si sarebbe potuta salvare, invece è stata lasciata da sola. Non so come faranno a vivere quei due giovani, come faranno ad avere una moglie o una fidanzata. Se avessero ammazzato una formica, per loro sarebbe la stessa cosa".

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