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Martina Rossi, Cassazione motiva condanna di Vanneschi e Albertoni: “Cercarono di inquinare le prove”

La Cassazione ha fornito le motivazioni per la condanna a 3 anni assegnata a Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, accusati di tentato stupro nei confronti di Martina Rossi. La studentessa morì precipitando dal terrazzo di una stanza di albergo a Palma di Maiorca. Martina stava cercando di sfuggire a una violenza di gruppo.
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Hanno cercato di inquinare le prove concordando una versione di comodo. Dietro questo escamotage, il tentativo di violenza sessuale". Sono queste le motivazioni fornite dalla Corte di Cassazione per la sentenza con cui lo scorso 7 ottobre sono stati condannati a 3 anni Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, responsabili della tentata violenza sessuale di gruppo nei confronti di Martina Rossi, la giovane di 20 anni morta il 3 agosto del 2011 a Palma di Maiorca. La studentessa, che si trovava in vacanza con le amiche, ha cercato di sfuggire allo stupro scavalcando la ringhiera della terrazza dell'hotel Santa Ana. Martina, poi, è caduta nel vuoto: prima di morire, la ragazza ha sofferto per almeno 35 minuti.

"I giudici del rinvio hanno ritenuto certa la compresenza di Albertoni e Vanneschi nella stanza 609 quando Martina precipitò dal balcone – hanno fatto sapere gli ermellini -. Allo stesso modo sono stati illustrati i motivi di ordine logico alla base dei quali è stata esclusa la versione di Vanneschi. L'imputato non stava dormendo così come aveva raccontato agli inquirenti e, secondo i magistrati, è evidente la natura sessuale nell'aggressione ai danni della studentessa poi deceduta". Secondo la Corte, infatti, Vanneschi sarebbe stato coinvolto nel tentativo di violenza, forse con un ruolo agevolativo per il secondo imputato. "Albertoni e Vanneschi cercavano di inquinare il quadro probatorio concordando una versione di comodo con gli altri due occupanti della 609" sottolineano i giudici della Cassazione. "Martina è salita nella 609 con indosso dei pantaloncini ed è caduta dal balcone con indosso solo le mutandine. Le sue compagne di stanza hanno riferito che la ragazza è salita in quella camera indossando una canotta e dei pantaloncini".

Secondo la Cassazione, inoltre, non vi sono elementi di sorta per accreditare la tesi di un eventuale consumo di stupefacenti nella notte in cui Martina morì. Albertoni ha sostenuto di aver consumato della droga quella notte proprio insieme alla ragazza, ma la sua tesi è stata smentita dai risultati negativi degli esami di laboratorio. La condanna a 3 anni arriva dopo un lungo iter giudiziario che ha visto i due condannati prima a 6 anni di reclusione e morte in conseguenza di altro reato dal Tribunale di Arezzo nel 2018, poi assolti dalla Corte d'appello di Firenze per non sussistenza del fatto nel 2020 e poi nuovamente condannati in Cassazione dopo l'Appello bis di Firenze. Il secondo capo d'accusa, quello per morte in conseguenza di altro reato, è caduto in prescrizione.

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