Maria Luisa Ramponi in un video dopo l’esplosione del casolare: insultava i carabinieri che poi l’hanno salvata

Una casa squarciata dall'esplosione, avvolta dalle fiamme, dalle cui rovine si staglia un'anziana donna intenta a gesticolare e gridare verso carabinieri e vigili del fuoco: è la scena immortalata in un filmato girato pochi minuti dopo la deflagrazione del casolare di Castel D'Azzano dei fratelli Dino, Maria Luisa e Franco Ramponi, saltato in aria la notte tra lunedì e martedì causando la morte di tre carabinieri (Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello) e il ferimento di 34 persone tra militari, agenti di polizia e vigili del fuoco che erano accorsi sul luogo della tragedia.
Nel video – diffuso senza audio – si vede Maria Luisa Ramponi emergere dalle macerie del casolare in una scena che supera l’immaginazione: la donna, ferita ma viva, secondo il quotidiano L'Arena era intenta a insultare i carabinieri che stavano per salvarla. "Bastardi, guardate come avete ridotto la casa", avrebbe gridato l'anziana ai militari che la trascinavano via dalle rovine. Poco dopo, il fratello Dino avrebbe urlato: "Bastardi, me l’avete uccisa".
Le accuse: strage, resistenza e detenzione di esplosivi
Maria Luisa, unica dei tre fratelli trovata all’interno dell’abitazione devastata, si trova ora ricoverata in terapia intensiva all'ospedale di Verona in condizioni gravi. Per la Procura è lei la principale responsabile della deflagrazione.
Il sostituto procuratore Silvia Facciotti contesta ai fratelli Dino, Franco e Maria Luisa Ramponi i reati di strage, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di esplosivi. Le molotov ritrovate – alcune delle quali posizionate sul tetto dell’abitazione e rimosse pochi minuti prima del disastro dagli uomini dell’Uopi – sono parte centrale dell’inchiesta.
Secondo la ricostruzione della Procura, Maria Luisa avrebbe innescato l’esplosione in un ambiente già saturo di gas. All’esterno l’odore era percepibile chiaramente. La casa, vecchia e pericolante, era per lei un baluardo da difendere "a ogni costo".
L’interrogatorio e gli accertamenti
Questa mattina, alle 12.30, nel carcere di Montorio, il giudice Carola Musio incontrerà i due fratelli — Dino, assistito dall’avvocato Fabio Porta, e Franco, difeso dal collega Domenico Esposito — per l’udienza di convalida. Ieri la giornata si è chiusa nel tardo pomeriggio con il conferimento dell’incarico ai medici legali Francesca Bortolotti e Nicola Pagliani per l’autopsia sui corpi dei tre carabinieri caduti. Un atto necessario per chiarire se la morte sia stata causata dalla deflagrazione o dal successivo crollo dello stabile.
È già stata eseguita una Tac preliminare, mentre l’autopsia dovrà accertare le cause della morte e i mezzi che l’hanno portata individuando natura, caratteristiche e conseguenze delle lesioni. Si tratta, come recita l’atto, di stabilire l’interazione "tra i corpi ed elementi solidi o liquidi dell’ambiente circostante" per ricostruire con precisione la dinamica della tragedia.
La dinamica della notte e la trappola di gas
L’operazione di polizia, preparata nei minimi dettagli, era stata organizzata per una perquisizione nella casa dei Ramponi alla ricerca di armi. In passato, ogni tentativo era fallito: Maria Luisa aveva già più volte minacciato di "far saltare tutto in aria". Per questo il blitz era stato fissato a notte fonda, puntando sull’effetto sorpresa. Ma qualcosa è andato storto: i cani hanno iniziato ad abbaiare, allertando gli occupanti. Uno dei fratelli si trovava nella stalla, dove le bombole del gas erano già state aperte da tempo. Minuti concitati, una corsa contro il tempo per mettere in sicurezza le molotov segnalate dal drone e recuperare eventuali armi. Poi la deflagrazione, il crollo e la tragedia.
L’origine del rancore dei fratelli Ramponi
Secondo gli inquirenti, i fratelli Ramponi vivevano da anni in un clima di isolamento e ostilità. Giornate, ma soprattutto nottate, di lavoro nei campi e di rancore, alimentato da debiti e decreti ingiuntivi che ritenevano frutto di ingiustizie legali. Un risentimento crescente verso tutto e tutti, culminato nella strage. Maria Luisa presidiava la casa, mentre Dino e Franco si dividevano tra stalla e campi. Quando la casa è crollata, lei si trovava dietro una parete che l’ha protetta; le bombole erano dalla parte opposta.