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Margherita investe in Bitcoin da 7 anni: “Mi sfottevano, ora ho centinaia di migliaia di euro”

Margherita Carpinteri, torinese di 31 anni, è un soprano di musica lirica, fa la copy in un’agenzia di comunicazione e investe in criptovaluta. Non è però l’ultima arrivata, perchè ha cominciato nel 2014, quando le criptovalute quasi non si sapeva cosa fossero. All’inizio i genitori la lasciano sperimentare coi suoi risparmi, poi il mercato decolla e adesso Margherita è indecisa se vendere o meno due dei suoi Bitcoin per comprare casa.
A cura di Gianluca Orrù
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Margherita rappresenta è una early investor, come si dice in gergo, cioè una di quelle che per prime hanno investito soldi propri per comprare Bitcoin e altre criptovalute e, come ogni early investor, ha visto il valore del suo investimento moltiplicarsi per cento, per mille e per diecimila, fino a sfiorare il milione di euro.

"E' un mondo nel quale non bisogna investire tutti i propri risparmi – racconta Margherita – perchè il mercato è estremamente volatile. In questi giorni ho visto il mio patrimonio scendere del 50%, ma io non sono una che fa trading di criptovaluta, io scelgo un progetto e tengo il mio investimento, ragiono in termini di anni, quindi anche se a qualcuno può sembrare sciocco, io non vendo, soprattutto adesso".

Il suo interesse per le criptovalute è nato inizialmente dietro quello per la blockchain, la tecnologia che sta alla base delle monete virtuali. "Sono convinta – prosegue Margherita – che questa tecnologia rappresenta il futuro dei pagamenti su internet e quindi chiuderò le mie posizioni aperte solo tra qualche anno".

Chiudere le posizioni vuol dire vendere, in sostanza, ma è su questo punto che le sicurezze di Margherita cominciano a vacillare: "Ho paura – confessa – che venga la finanza a prendermi a casa e non è una paura che ho solo io. In Italia manca una legislazione chiara sulla detenzione delle criptovalute e questo è un deterrente per molti quando si avvicinano a questo mercato".

Salvatore Sanna, commercialista e formatore esperto, anche sul mercato cripto, sostiene invece che non ci sia nulla da temere: "Se si compila correttamente la dichiarazione dei redditi – spiega – non c'è nessun rischio. La legislazione attuale associa le criptovalute al possesso di valuta estera, per cui è necessario compilare il quadro RW della dichiarazione dei redditi, indicando il valore al 1 gennaio e il valore al 31 gennaio del proprio asset cripto, senza incorrere in alcuna imposizione fiscale. Se non lo si fa il rischio è alto, perchè la sanzione può arrivare fino al 15% del valore delle criptovalute di cui si è in possesso. Questo vale sia per gli investimenti diretti in wallet, che per gli investimenti detenuti attraverso exchange".

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Per chi gioca con le criptovalute facendo trading online, il sistema di tassazione è molto semplificato: "Si parla di una imposta sostitutiva del 26% su qualsiasi operazione conclusa con un utile o qualsiasi spesa effettuata con le criptovalute – continua Salvatore Sanna – ma c'è da dire che questa tassazione entra in azione soltanto se il capitale investito e quindi la giacenza media sono superiori ai vecchi 100 milioni di lire".

"Bisogna fare in fretta a regolare le proprie posizioni – spiega il commercialista Sanna – perchè la Commissione Europea sta preparando una modifica alla Direttiva Risparmio in modo da fare chiarezza su tutte le operazioni in criptovalute. Questo vuol dire che chi non ha ancora dichiarato il possesso delle proprie criptovalute corre un rischio, il primo è che possano essere scoperti da controlli incrociati e sanzionati, il secondo è che debbano dimostrare la provenienza di questo denaro".

"Io non ho comunque intenzione di utilizzare questi soldi – conclude Margherita – perchè credo che nel futuro di questo mercato e di questa tecnologia. Anzi sconsiglio a tutti di investire in questo settore se non si è preparati. Fare le cose a caso per seguire la moda può portare a perdere con facilità il proprio denaro".

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