Maratona Trieste, organizzatori fanno marcia indietro: “Inviteremo anche atleti africani”

"Dopo avere lanciato una provocazione che ha colto nel segno, richiamando grande attenzione su un tema etico fondamentale, contrariamente a quanto comunicato ieri, inviteremo anche atleti africani", con questa nota Fabio Carini, patron del Trieste Running Festival, spegne le polemiche riguardo l'evento che si svolgerà nel capoluogo friulano.
"Basta mercimoni. Quest'anno abbiamo deciso di prendere soltanto atleti europei per dare uno stop affinché vengano presi dei provvedimenti che regolamentino quello che è attualmente un mercimonio di atleti africani di altissimo valore, che vengono semplicemente sfruttati e questa è una cosa che non possiamo più accettare", aveva reso noto lo stesso Carini, presidente della Apd Miramar, organizzazione che promuove la manifestazione podistica che si terrà a Trieste dal 3 al 5 maggio prossima.
Le polemiche dopo l'"esclusione" degli atleti africani
La decisione di "escludere" gli atleti africani aveva scatenato reazioni nel mondo politico e sportivo: "Mancava questo al Friuli Venezia Giulia: essere la Regione che non fa correre gli atleti africani. Con motivazioni che hanno un retrogusto d'ipocrisia all'ennesima potenza, la nostra regione apre la stagione della discriminazione nello sport", aveva commentato il segretario regionale del Pd Fvg, Cristiano Shaurli. Mentre Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport, era intervenuto condannando "ogni esclusione" perché, "non è cosi che si risolvono i problemi", e sottolineando la necessità di intervenire contro lo sfruttamento da parte "degli scafisti dello sport". Giorgetti aveva annunciato l'apertura "di un'indagine interna" per ascoltare "tutte le parti in causa per fare chiarezza" su un fenomeno che spesso vede "troppi organizzatori subire pressioni di manager poco seri che sfruttano gli atleti e li propongono a costi bassissimi". Di follia parla il vicepremier Luigi Di Maio: "E' giusto combattere lo sfruttamento dei corridori africani, il professionismo è professionismo sempre e come tale deve essere retribuito, ma non è così che si fa, non è escludendoli da una gara che si combatte il problema. Anzi, così il problema si aggrava e la vicenda in sé per come sta emergendo rasenta la follia".