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Maiali costretti in gabbie super affollate e sporche, condannati allevatore e custode

Il procedimento giudiziario riguarda episodi che risalgono al 2016 quando Enpa (Ente Nazionale per la Protezione degli Animali) e Animal Equality denunciarono le condizioni di maiali e polli in alcuni allevamenti collegati ad Amadori. Condannati un rappresentante legale di una società controllata da Amadori e il custode responsabile di un allevamento.
A cura di Antonio Palma
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Avrebbero lasciato gli animali in condizioni tali da ingenerare inutili sofferenze come il restare sempre in piedi a causa del super affollamento delle gabbie e senza spazi asciutti e puliti per riposarsi, con queste accuse due allevatori sono stati condannati dal Tribunale di Forlì per reati connessi al maltrattamento di animali a seguito della presentazione di un esposto-denuncia da parte di Enpa con la collaborazione di Animal Equality. Si tratta di un rappresentante legale di una società controllata da Amadori e il custode responsabile di un allevamento intensivo di maiali. Entrambi hanno scelto di patteggiare ma per il primo il giudice ha emesso una sentenza di tre mesi di reclusione per i primi due reati, oltre al pagamento di 22.500 euro di multa per uccisione e maltrattamento di animali, mentre il custode dovrà pagare una sanzione pari a 1.600 euro per l’abbandono di animali.

Il procedimento giudiziario riguarda episodi che risalgono al 2016 quando Enpa (Ente Nazionale per la Protezione degli Animali) e Animal Equality denunciarono le condizioni di maiali e polli in alcuni allevamenti collegati ad Amadori. “Si tratta di una sentenza importantissima che mette finalmente sotto i riflettori della giustizia i reati che ogni giorno si compiono nei confronti degli animali all’interno di moltissimi allevamenti intensivi” spiegano le due associazioni animaliste.

Secondo l’accusa le scrofe in fecondazione e gestazione erano tenute in gabbie troppo piccole “non adeguate alla stazza degli animali” e che non consentivano di poter girare su sé stesse e difendersi da mosche o topi che procuravano inutili sofferenze e lesioni. Riscontrata anche una totale “assenza di adeguati spazi asciutti e puliti per il riposo degli animali” e “inadeguatezza di arricchimenti ambientali (paglia, fieno, ecc)”. Di conseguenza, gli animali “venivano sottoposti a condizioni insopportabili per le loro caratteristiche etologiche procurandogli sofferenze non necessarie e in alcuni casi anche la morte”.

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