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Mafia, Contrada risarcito per ingiusta detenzione: 670mila euro. “Ho subito danni irreparabili”

L’ex numero due del Sisde, era stato condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa: “Il denaro non può risarcire 28 anni di danni”, ha detto l’ex alto funzionario, poi approdato ai servizi segreti. Contrada era rimasto 31 mesi in carcere e poi era andato agli arresti domiciliari durante il processo.
A cura di Biagio Chiariello
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L'ex numero due del Sisde, Bruno Contrada, dovrà essere risarcito per ingiusta detenzione. La Corte d'Appello di Palermo ha infatti accolto la richiesta di risarcimento presentata dall’88enne,  condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa (arrestato nel Natale 1992, ha trascorso quattro e mezzo in carcere e tre anni e mezzo ai domiciliari; due anni gli sono stati condonati per buona condotta). A Contrada, difeso dall'avvocato Stefano Giordano, sono stati liquidati 670mila euro. La condanna dell'ex poliziotto venne giudicata illegittima dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e dalla Cassazione.

Le parole di Contrada

"I danni che io, la mia famiglia, la mia storia personale, abbiamo subito sono irreparabili e non c'è risarcimento che valga. Io campo con 10 euro al giorno.  Stare chiuso per il coronavirus non mi pesa: sono stato recluso 8 anni". Queste le prime parole del'ex dirigente generale della polizia di Stato. "Il denaro – dice – non può risarcire 28 anni di danni. Quando nel 2017 la Cassazione ha recepito la sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo ho provato un momento di gratificazione. L'Europa riconosceva la mia sventura umana e giudiziaria. Ma io provavo sofferenza solo a leggere i documenti di quella causa che cominciavano ‘Bruno Contrada contro l'Italia. Ho vissuto – continua – fin da piccolo col valore altissimo della Patria, l'Italia, e dello Stato. Solo per questo avrei diritto a un risarcimento: hanno distrutto le certezze e i valori in cui ho creduto una vita", dice ancora l’88enne.

Perchè l'ex numero due del Sisde è stato risarcito

Nel 2015 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito che Bruno Contrada non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo la sentenza, "all'epoca dei fatti contestati, tra il 1979 e il 1988" il reato "non era sufficientemente chiaro e prevedibile". Per la Corte UE c'era stata dunque una "violazione dell'articolo 7 della Convenzione". Nel 2017 la Corte di Cassazione aveva revocato la condanna a 10 anni inflitta all’ex numero due del Sisde. I giudici della Suprema Corte avevano accolto il ricorso del legale di Contrada, Stefano Giordano, che aveva impugnato il provvedimento con cui la Corte d’Appello di Palermo aveva dichiarato inammissibile la sua richiesta di incidente di esecuzione. La Cassazione ha così dichiarato “ineseguibile e improduttiva di effetti penali la sentenza di condanna”.

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