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Orrore a Macerata, spari contro gli immigrati

Luca Traini aveva detto agli amici di palestra: “Domani prendo una pistola e faccio una strage”

Luca Traini aveva annunciato la volontà di compiere una strage. Un ricercatore di Oxford di Macerata racconta il clima che si respira nella città e l’appartenenza ideologica del terrorista di estrema destra che ha premuto il grilletto mettendo nel mirino i migranti.
A cura di Valerio Renzi
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Richiesta di rettifica ai sensi di legge da parte dell'Associazione di promozione sociale "Aires Officina Nazional Popolare": Le notizie apparse in data 3 febbraio 2018 sulla testata giornalistica Fanpage.it, sezione cronaca, nell'articolo intitolato "Luca Traini aveva detto agli amici di palestra: "Domani prendo una pistola e faccio una strage"" sono completamente inesatte e non corrispondono alla realtà. Infatti il signor Luca Traini non ha mai avuto contatti diretti con l'associazione "Aries Officina Nazional Popolare" e, da quanto si evince dal profilo Facebook della medesima, non era presenta alla presentazione, da quest'ultima organizzata, del libro "Donna Rachele mia nonna. La moglie di Benito Mussolini", scritto da Edda Negri Mussolini, né alla commemorazione del defunto Scocco Roberto, posto che la foto, pubblicata all'interno dell'articolo, e scaricata dal suddetto profilo Facebook in occasione proprio di codesto evento, ritrae altra persona rispetto a Traini, a quest'ultimo assolutamente estraneo quanto all'associazione "Aries Officina Nazional Popolare.

"Luca Traini a Macerata è noto da sempre per la appartenenza ideologica. Non solo è stato candidato con la Lega, ma ha sempre frequentato gli ambienti neofascisti della città e regionali, presenziando a manifestazioni e iniziative. Un cane sciolto? Nelle prossime ore scopriremo se aveva maturato una filiazione con una sigla in particolare, ma sulla sua appartenenza ideologica non ci sono dubbi". Chi parla è Claudio Sopranzetti, originario di Macerata, giovane insegnate di antropologia ad Oxford, da alcuni mesi di nuovo nella sua città dove è sempre stato attivo.

Il ricercatore racconta il clima in cui il terrorista di estrema destra ha agito, maturato dopo l‘omicidio di Pamela Mastropietro: "Basta fare un giro sul gruppo Facebook ‘Sei di Macerata se…' per capire che aria si respira in città. Commenti razzisti, promesse di vendetta e minacce, foto di cappi e inviti a farsi giustizia da sé. spiega Sopranzetti – Un clima d'isteria alimentato anche dalla stampa locale. C'è poi chi come il gruppo Macerata ai Maceratesi, nato per iniziativa di neofascisti vicini a Forza Nuova, da qualche tempo soffia costantemente sul fuoco".

Traini sarebbe stato presente da quanto apprendiamo nella sala della biblioteca comunale di Civitanova Marche lo scorso 2 dicembre, in occasione della presentazione del libro "Donna Rachele mia nonna. La moglie di Benito Mussolini", scritto da Adda Negri Mussolini. A promuovere l'evento il gruppo "Aries. Officina Nazional Popolare", e Ordine Futuro Marche, ovvero la sezione regionale della sigla culturale Forza Nuova. Quello stesso giorno un corteo antifascista chiedeva che fosse negata l'autorizzazione per la sala. In questa foto lo si vede (seconda fila sulla destra) partecipare a un'altra iniziativa dell'associazione Aires, in ricordo del ‘camerata' Roberto Scocco.

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A Macerata in questi giorni non è raro dunque sentire parole pesanti a ogni angolo di strada, e tutti sembrano giustificare quelli che possono sembrare solo sfoghi. Invece Traini è passato dalle parole ai fatti. Ieri agli amici della palestra Robbys, che aveva frequentato, avrebbe detto di essere pronto a sparare, di avere una pistola e di volerla usare contro gli immigrati. Le stesse esternazioni in un bar della stazione di rifornimento di metano sulla superstrada Macerata-Tolentino, dove il 28enne è residente. "Nessuno si è preoccupato – conclude Sopranzetti – tanto affermazioni di questo tipo erano comuni in questi giorni in città, nonostante fosse nota l'ideologia estremista di Traini. Minacce e promesse di violenza ci hanno assuefatto, poi qualcuno è passato dalle parole ai fatti".

"Lo abbiamo cacciato dalla palestra a ottobre, aveva atteggiamenti sempre più estremisti, faceva il saluto romano e battute razziste. E poi da tempo so che aveva una pistola", ha detto Francesco Clerico, titolare della palestra Robbys di Tolentino frequentata dal giovane arrestato per il raid contro gli immigrati. "Lo hanno rovinato le amicizie sbagliate, questi ambienti estremisti, ha situazione familiare disastrosa, lo conosco da 10 anni almeno", ha aggiunto Clerico.

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