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“Lo stop dell’UE al gas russo non mette a rischio le scorte per il prossimo inverno”, dice Tabarelli

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia: “Nel mondo c’è gas in abbondanza e attualmente anche a buon mercato. Possiamo attingere a un’enormità di risorse: abbiamo gli Stati Uniti, l’Africa, l’Azerbaigian. Possiamo raddoppiare il Tap che arriva in Puglia”. Tuttavia il distacco definitivo dell’UE dalla Russia “è una tragedia che viene solo dopo il dramma della guerra in Ucraina”.
Intervista a Davide Tabarelli
Economista e presidente di Nomisma Energia.
A cura di Davide Falcioni
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L'Unione Europea deve "prepararsi allo scenario peggiore" sulle forniture di gas russo in vista della scadenza dell'accordo di transito del metano tra Mosca e Kiev, prevista alla fine del 2024. È quanto emerge da un documento interno della Commissione Europea, secondo cui nei prossimi mesi la sicurezza dell'approvvigionamento richiederà "uno stretto monitoraggio" per "garantire l'inverno 2024/2025".

In questo quadro, come ha dichiarato la ministra dell'Energia belga e presidente di turno dell'UE, Tinne Van der Straeten, i ministri dell'energia dell'Unione "hanno sottolineato che, sebbene sembri che la situazione" sul mercato del gas "sia relativamente buona, non siamo ancora fuori pericolo. È quindi importante portare avanti gli sforzi compiuti dall'Ue per rafforzare ulteriormente la nostra futura architettura di sicurezza energetica". C'è "forte impegno condiviso degli Stati membri a rimanere preparati contro qualsiasi interruzione delle forniture e a garantire un inverno più sicuro", ha aggiunto.

Insomma, sebbene lo scenario dei prossimi anni sia il peggiore tra quelli prospettati, il Vecchio Continente non corre il rischio di rimanere a corto di scorte di gas. Il definitivo distacco dalla Russia, a vantaggio di altri esportatori come Stati Uniti, Paesi africani e Azerbaigian, è tuttavia una decisione "tutt'altro che positiva" per l'Europa. Ne è convinto Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, interpellato da Fanpage.it.

L'economista Davide Tabarelli
L'economista Davide Tabarelli

Professore, partiamo dalla situazione attuale. Quanto gas russo ha importato l'Italia nel 2023, e quale scenario ci attende nel prossimo futuro?

Di fatto stiamo andando verso un graduale azzeramento del gas russo nel nostro Paese. Nel 2021 acquistavamo da Mosca 29 miliardi di metri cubi di gas, ovvero circa il 40% del nostro fabbisogno interno. Poi, dopo l'invasione dell'Ucraina, c'è stato un brusco calo. Nel 2023 abbiamo acquistato solo 3 miliardi di metri cubi di gas russo su 66 di domanda, pari a una percentuale del 5%. Ora stiamo andando verso lo zero.

Il trend delle importazioni di gas russo quindi è già in calo da tempo. Perché, allora, la Commissione UE sembra prospettare uno scenario disastroso?

Credo che quelle dichiarazioni vadano intese più che altro come una mossa di politica estera. In fondo anche stamattina i prezzi dell'energia sono sorprendentemente bassi: siamo a 25 euro per megawattora, ma durante il picco della crisi siamo arrivati anche a 300 euro a megawattora. Questo andamento dei prezzi, in forte calo, rende perfettamente l'idea di come abbiamo superato la crisi dell'energia. Le dichiarazioni dell'UE hanno una valenza prevalentemente politica: negli anni scorsi immaginavamo che dopo la guerra i flussi di gas russo verso l'Europa sarebbero ripresi, invece ora sappiamo che passeranno molti, molti anni prima che Mosca torni a rifornire di gas il Vecchio Continente. E questa, per l'Europa, è una tragedia che viene solo dopo il dramma della guerra in Ucraina.

Perché?

L'Europa è dipendente dalle importazioni di energia. Se si esclude un po' di produzione di gas e petrolio nei mari del nord, il contributo del nucleare francese e quello delle fonti rinnovabili, tutto il resto viene importato. Dopo il crollo del Muro di Berlino a lungo abbiamo sperato che la Russia diventasse il nostro Texas. Quella prospettiva, dopo le nuove dichiarazioni della Commissione Europea, si allontana terribilmente.

Perché lei definisce lo scenario che abbiamo di fronte "terribile"? Non abbiamo forse alternative al gas russo?

Nel mondo c'è gas in abbondanza e attualmente anche a buon mercato. Possiamo attingere a un'enormità di risorse: abbiamo gli Stati Uniti, l'Africa, l'Azerbaigian. Possiamo raddoppiare il Tap che arriva in Puglia. Insomma, di gas ce n'è molto. Ma resta il fatto che la Russia è ormai separata dall'Europa, e questa è una pessima notizia sotto il profilo economico, politico e storico. Ricordo che l'energia ha molto a che fare con la politica: per ragioni geologiche i fossili sono concentrati solo in alcune zone del mondo, il gas in particolare è abbondante il Russia, e si tratta di un idrocarburo fondamentale per l'Europa, anche perché emette meno CO2 di altre fonti fossili.

Insomma, anche senza la Russia le forniture di gas per il prossimo inverno non sono a rischio…

No. Per due anni abbiamo detto che avremmo avuto di fronte a noi inverni molto difficili, ce l'abbiamo fatta e anche sul fronte dei prezzi le quotazioni dell'inverno 2024-2025 sono in linea con quelle attuali, ovvero dieci volte inferiori rispetto ai picchi raggiunti nell'agosto del 2022. L'inverno che sta terminando ci ha visti disporre di molto gas: la domanda è scesa, il clima è stato molto mite, c'è maggiore disponibilità di energie rinnovabili e il nucleare francese è tornato a produrre a pieno regime. In queste ore le precipitazioni nevose sono abbondantissime sulle Alpi, a tutto vantaggio dei produttori di elettricità da idroelettrico. Anche questo contribuirà a ridurre la domanda di gas, così come – purtroppo – la de-industrializzazione dell'Europa. Insomma, dal punto di vista energetico la prospettiva futura non è affatto terrorizzante. Semmai lo è aver interrotto, di fatto, ogni relazione futura con la Russia.

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