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“Lo scanniamo come un vitello”, boss ordina l’omicidio per vendicare affronto: 8 arresti a Bagheria

La progettazione dell’omicidio, registrata dalle intercettazioni, ha spinto gli investigatori ad agire subito e ad accelerale i tempi per arrestare boss e gregari dell’organizzazione mafiosa di Bagheria, che da tempo si era ricostituita tra nuove e vecchie figure. Insieme a Massimiliano Ficano, ritenuto dagli investigatori il nuovo capomafia di Bagheria, sono stati fermati oggi anche i suoi uomini più fidati.
A cura di Antonio Palma
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Pregiudicato per vari reati ma lontano dalle organizzazioni mafiose locali, si era mostrato poco incline al rispetto delle ‘regole’ imposte dai boss che per questo avevano deciso prima di farlo picchiare e infine di decretare la sua morte. A sventare l’omicidio, già disposto dal capo mandamento, un blitz dei carabinieri del Comando Provinciale di Palermo che nelle scorse ore ha portato all’arresto di 8 persone considerate ai vertici del mandamento mafioso di Bagheria, nel Palermitano. “Lo facciamo chiamare lo portiamo in campagna e lo scanniamo come un vitello” spiegavano i gregari al boss come scoperto dalle microspie piazzate dai carabinieri nell’ambito dell’indagine Persefone volta a smantellare la riorganizzazione di Cosa nostra in provincia di Palermo.

Proprio la progettazione dell’omicidio infatti ha spinto gli investigatori ad agire subito e ad accelerale i tempi per arrestare boss e gregari dell’organizzazione mafiosa, che da tempo si era ricostituita tra nuove e vecchie figure dopo gli arresti degli anni scorsi che ne avevano indebolito la forza di controllo sul territorio. Il blitz di oggi rappresenta infatti l’esito di una complessa indagine investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo contro la famiglia mafiosa di Bagheria.

La riorganizzazione del mandamento mafioso di Bagheria

I boss e i gregari infatti da tempo avevano ripreso il controllo di tutte le attività criminali e non solo, soprattutto assumendo direzione delle piazze di spaccio di stupefacenti, considerate principale fonte di reddito, ma avevano ricominciato a praticare estorsioni a tappeto e rivendicato un ferreo controllo del territorio. Proprio a conferma della sua forza, secondo gli investigatori, il boss Massimo Ficano aveva deciso di punire Fabio Tripoli, un pregiudicato che in stato di ubriachezza si era permesso di sfidare pubblicamente il capo mafia.

La vittima designata arrestata per maltrattamenti

La vittima designata, arrestato anche lui oggi ma per maltrattamenti in famiglia, era stato avvertito che il suo atteggiamento provocatorio e violento sia verso la compagna e il padre sia verso i resistenti non era tollerato. Per questo un gruppo di mafiosi lo aveva avvicinato e selvaggiamente picchiato, causandogli un trauma cranico ed un trauma alla mano. La vittima però non ha desistito e faceva sapere in giro di essere intenzionato a dare fuoco a un locale da poco inaugurato dal boss. Visto il pubblico affronto il boss aveva sentenziato l’eliminazione di Tripodi pianificandone nel dettaglio l’omicidio che però è stato sventato dai carabinieri.

Il boss si era costruito un alibi

Per cercare di costruirsi un alibi, dopo aver dato l'ordine di uccidere, il boss si era allontanato da Bagheria, anche per prepararsi alla fuga. Insieme a Massimiliano Ficano, ritenuto dagli investigatori il nuovo capomafia di Bagheria, sono stati fermati oggi anche i suoi uomini più fidati. Si tratta di Gino Catalano, Bartolomeo Scaduto, Giuseppe Cannata, Salvatore D'Acquisto, Giuseppe Sanzone e Carmelo Fricano. Il boss si vantava con i suoi fedelissimi di essere stato iniziato nell'organizzazione dai mafiosi vicini a Bernardo Provenzano che in passato si erano occupati della latitanza del padrino corleonese. Per gli 8 arrestati le accuse a vario titolo sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e vendita di armi clandestine, estorsione, lesioni personali aggravate, reati tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.

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