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L’Iss dice che la protezione del vaccino dal contagio da Covid scende al 40% dopo sei mesi

Nel suo report esteso sull’andamento epidemiologico l’Iss segnala che la protezione dal contagio da Covid ottenuta con il vaccino cala sensibilmente dopo sei mesi, ma la protezione da ricovero ospedaliero e rischio morte resta altissima.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La protezione dal contagio del vaccino contro il Covid cala nel tempo, ma resta determinante per evitare il pericolo di una malattia severa in caso di infezione. I dati dell'Istituto superiore di sanità, raccolti nel report esteso sull'andamento epidemiologico che integra il monitoraggio settimanale, in questo senso parlano chiaro: "Dopo sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale, scende dal 72% al 40% l’efficacia nel prevenire qualsiasi diagnosi sintomatica o asintomatica di Covid-19 rispetto ai non vaccinati – si legge nel documento – Rimane elevata l’efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa, in quanto l’efficacia per i vaccinati con ciclo completo da meno di sei mesi è pari al 91% rispetto ai non vaccinati, mentre risulta pari all’81% per i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi rispetto ai non vaccinati".

Il fatto che la protezione dal punto di vista del contagio cali dopo sei mesi dalla seconda dose non è una novità. Su questa base scientifica il governo ha deciso di anticipare la terza dose di vaccino per tutti dopo cinque mesi dalla seconda, proprio per far risalire la protezione. Il punto centrale, però, è che il vaccino contro il Covid continua a proteggere con percentuali molto alte dall'ospedalizzazione e dal rischio di morte anche dopo sei mesi dalla seconda dose.

Nell'ultimo mese sono stati 61.908 i casi fra i non vaccinati (37,7%), 4.260 i casi fra i vaccinati con ciclo incompleto (2,6%), 81.740 i casi fra i vaccinati con ciclo completo entro sei mesi (49,7%), 15.519 i casi fra i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi (9,4%) e 969 i casi fra i vaccinati con ciclo completo con dose aggiuntiva o booster (0,6%). E ancora, si legge: "Il 49,1% delle ospedalizzazioni, il 64,2% dei ricoveri in terapia intensiva e il 44% dei decessi sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino". Questi dati e queste percentuali vanno chiaramente contestualizzati, perché i non vaccinati sono molti meno dei vaccinati. Perciò l'incidenza, sia dei contagi che delle ospedalizzazioni e delle morti è più alta tra chi non è immunizzato: nell'ultimo mese il tasso di terapie intensive nei non vaccinati in Italia è a 6,7 per 100mila, mentre nei vaccinati da meno di sei mesi è a 0,54 per 100mila. Insomma, il rischio di finire in terapia intensiva con il vaccino, se ci si contagia, è dodici volte più basso.

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