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Caso Paragon

L’ex agente segreto Mancini a Confidential su Al-Masri: “Sicuramente non è in cella, ma nel suo appartamento”

A “Confidential” Marco Mancini interviene sul caso del generale libico Al Masri, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra. Nella puntata di ieri anche il caso Paragon.
A cura di Biagio Chiariello
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La puntata di Confidential di lunedì 24 novembre
La puntata di Confidential di lunedì 24 novembre
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La puntata di ieri sera di Confidential, il live show di Fanpage.it e Deepinto dedicato alle zone grigie dell’intelligence italiana, si è chiusa un passaggio destinato a far discutere: l’ex dirigente del DIS Marco Mancini, ospite in studio insieme al direttore di Fanpage Francesco Cancellato, ha ricostruito la controversa vicenda di Mohamed Abdalrahman Al Masri, capo della polizia giudiziaria di Tripoli e ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra.

Mancini, incalzato da Cancellato, è stato categorico:

“Con me capo dello spionaggio non sarebbe entrato in Italia.

Secondo l’ex agente, Al Masri era considerato da tempo un soggetto pericoloso per la sicurezza nazionale. Una figura già nota e, in passato, espulsa dal nostro Paese: “Lo abbiamo espulso perché pericoloso. Se è pericoloso, non dovrebbe proprio entrare in Italia.” A colpire maggiormente è il dettaglio che Mancini rivela subito dopo: Al Masri sarebbe arrivato in Italia con il suo vero nome, avrebbe circolato liberamente ed è persino finito allo stadio, senza che nessuno ne individuasse immediatamente l’identità: “Questa persona è entrata in Italia col suo vero nome ed è andata allo stadio tranquillamente. Ma come si fa a non sapere chi era?”

Poi, alla domanda su dove si trovi oggi Al Masri, Mancini aggiunge un dettaglio pesantissimo, che contraddice l’ipotesi di un nuovo arresto:

“È vero, abbiamo sentito che è stato arrestato: ma io credo che ora lui si trovi comodamente nel suo appartamento di 400 mq con tanto di scorta. Sicuramente non è in cella.

Il riferimento è all’episodio di gennaio, quando Al Masri fu fermato a Ciampino su mandato dell’ICC. L’arresto non venne convalidato e l’uomo fu rimpatriato pochi giorni dopo, dando origine a un’inchiesta per favoreggiamento nei confronti dei ministri Nordio, Piantedosi e del sottosegretario Mantovano, poi archiviata dopo il voto contrario della Camera al rinvio a giudizio.

Le parole di Mancini hanno riportato il caso al centro del dibattito evidenziando, come lui stesso ha sottolineato, una grave falla nei meccanismi di controllo e sicurezza.

Marco Mancini
Marco Mancini

Prima di arrivare al caso Al Masri, la puntata ha fatto il punto sul tema centrale della serata: lo spyware “Graphite”, un software israeliano in grado di entrare nei telefoni senza che l’utente faccia nulla. Cancellato ha raccontato di aver scoperto un tentativo di infezione sul proprio smartphone, un episodio che ha contribuito a far esplodere uno dei casi più delicati dell’intelligence italiana.

I servizi segreti hanno ammesso di aver usato Graphite per monitorare alcuni attivisti di Mediterranea Saving Humans—tra cui Luca Casarini e Giuseppe “Beppe” Caccia—ma negano di aver spiato Cancellato. Una versione che Paragon contesta apertamente, sostenendo di aver persino offerto al governo i log tecnici utili a ricostruire chi abbia realmente utilizzato il sistema.

Da qui nasce un intreccio di accuse reciproche: Paragon parla di mancate collaborazioni da parte delle autorità italiane, mentre il Copasir sostiene che l’azienda abbia fornito versioni discordanti durante la sua audizione. Le conseguenze sono state immediate: lo spyware è stato sospeso, Paragon ha chiuso i contratti con l’Italia, Amnesty International ha parlato di uso “illegale” contro giornalisti e attivisti, e il Copasir ha chiesto al Parlamento nuove regole per evitare abusi.

Una vicenda ancora apertissima: il telefono del giornalista Ciro Pellegrino è risultato infettato con certezza, spingendo a nuove verifiche. Mancini, nel finale, ha citato anche il caso Abu Omar, ribadendo la necessità di togliere il segreto di Stato per fare piena chiarezza su quella stagione dell’intelligence italiana.

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