Lecce, malata necessita di una tac entro 3 giorni. Ma il primo posto libero è nel 2017

Ha fatto molto discutere la campagna lanciata dall'Ordine dei Medici di Napoli e Bari nei giorni scorsi: "Ho un tumore e sono del Sud Italia. In Norvegia sopravviverei di più". Non pochi hanno contestato il messaggio di chiara denuncia verso il calo delle prestazioni sanitarie nelle regioni del meridione italiano. A supporto della tesi dell'Ordine dei Medici c'è però una storia arrivata da Lecce e raccontata da Adnkronos: una paziente malata di cancro con in mano una prescrizione del proprio medico di base in cui si chiedeva di effettuare una Tac con priorità, entro 3 giorni, è riuscita ad ottenere il primo appuntamento nel 2017. Per questo la paziente si è rivolta al Tribunale dei diritti del malato raccontando la propria vicenda.
Gianfranco Andreano, coordinatore provinciale di Cittadinanzattiva, ha spiegato: "Questa signora aveva urgenza e doveva eseguire l'esame diagnostico entro 3 giorni, come segnalato sulla ricetta rossa del suo medico di famiglia. L'appuntamento all'ospedale Vito Fazzi di Lecce è stato fissato fra un anno e mezzo. Il Tribunale dei Diritti dl Malato si è mosso per risolvere questo caso singolo, ma al di là di questo occorre lavorare affinché non accada ad altri". Andreano prosegue: "Non nego però che è molto difficile riuscire ad accorciare le liste di attesa: c'è una serie di problemi veramente seri, in primis quello economico, che non permette concretamente di smaltire le richieste".
Il cordinatore di Cittadinanzattiva elenca quindi una serie di problemi che rendono le liste d'attesa estremamente lunghe: "Il personale scarseggia, c'è il problema del turn-over e degli straordinari. Le macchine per la Tac lavorano 6 ore al giorno, se non di meno. In qualsiasi impresa sanitaria privata vengono sfruttate molto di più, nelle Asl questo non si riesce a fare. L'organizzazione è ardua e rende impossibile una risoluzione del problema, anche con i codici di priorità assegnati ai pazienti dai medici di famiglia. E siamo preoccupati per il nuovo piano ospedaliero: potrà essere un buon piano, ma prima ci deve essere la garanzia che gli ospedali diano la sicurezza del percorso per le acuzie. E tutti gli altri, i malati cronici, che non hanno bisogno del ricovero, devono essere accolti sul territorio, che a oggi non è organizzato".