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Le vittime della camorra collaborano con la giustizia. E’ la prima volta a Casapesenna

Le vittime taglieggiate dalla camorra si ribellano: «Possono anche ammazzarmi, non pago un euro». È forse l’aspetto più importante dell’operazione che ha portato oggi all’arresto di sei persone, affiliate al clan dei casalesi.
A cura di Biagio Chiariello
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Le vittime della camorra collaborano con gli inquirenti. E' la prima volta a Casapesenna

Casapesenna è il comune del casertano che fino allo scorso dicembre era stato il feudo di Michele Zagaria numero uno della camorra casalese, imprendibile per almeno 15 anni. A febbraio, nell'ambito di un'operazione contro la potente cosca di Casal Di Principe, in manette c'è finito pure il sindaco di quel comune, Fortunato Zagaria, che di Michele detto "capostorta" è solo un omonimo e non parente. Insomma, a Casapesenna la camorra ha messo le proprie radici infette e trascinato con sé tutto il resto. "Questo paese non cambierà mai" aveva gridato con amarezza ai fedeli, durante la messa dello scorso 17 giugno, don Vittorio Cumerlato, vice parroco della chiesa della Santa Croce di Casapesenna.

Oggi, però, qualcosa è cambiato. Per la prima volta gli imprenditori di Casapesenna hanno denunciato i taglieggiatori che imponevano loro il pagamento di tangenti. Come scrive l'Ansa, è questo l'aspetto saliente dell'operazione della Squadra Mobile di Caserta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha portato all’esecuzione di 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti affiliati al clan dei casalesi, in relazione ai reati di associazione mafiosa ed estorsione continuata aggravata dal metodo mafioso.

La voglia di dire "basta" alle estorsioni è stata più forte della paura per eventuali ritorsioni e così le vittime della camorra hanno deciso finalmente di collaborare con la giustizia. Già ascoltando le telefonate intercettate, gli investigatori avevano compreso che l'atteggiamento nei confronti dei boss era cambiato:

«Noi abbiamo sbagliato per tanti anni, no? – dice l'imprenditore al suo capocantiere – ho sbagliato anch'io per tanti anni, perchè uno cede, è stato vittima, perchè non lo so. Però adesso non esiste. A me possono anche uccidermi, io non gli do nemmeno un euro, non me ne fotte. Almeno mi ammazzano per una giusta causa, voglio dire».

In un'altra telefonata, l'uomo auspica che le forze dell'ordine intervengano arrestando i taglieggiatori:

Se girassero qui intorno un po' i poliziotti, i carabinieri… Dico, verrebbero, se li imbragherebbero e se ne andrebbero. E ci toglieremmo un altro pensiero».

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