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Matteo Messina Denaro

Le ultime volontà di Matteo Messina Denaro: “Rifiuto funerale perché la Chiesa vive nel peccato”

In un pizzino trovato dopo l’arresto il boss, morto nella notte tra il 24 e il 25 settembre, scriveva: “Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime non saranno questi a rifiutare le mie esequie”.
A cura di Davide Falcioni
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Matteo Messina Denaro è morto nella notte tra il 24 e il 25 di settembre. Il boss di Cosa Nostra era in coma irreversibile da tre giorni per le conseguenze del tumore al colon, ed era ricoverato nella cella del reparto per detenuti dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila, assistito dagli specialisti della terapia del dolore che lo hanno in carico da alcuni giorni dopo la sospensione di qualsiasi terapia oncologica. Al 62enne è stata sospesa l'alimentazione parenterale per endovena, come espressamente chiesto nel testamento biologico del mafioso.

Il boss – che ha chiesto espressamente di evitare l'accanimento terapeutico –  si è aggravato venerdì pomeriggio per un forte sanguinamento, un collasso e l'occlusione intestinale diventata cronica. I sanitari stanno gestendo la fine dell'ex superlatitante che – alla luce della sua malattia – aveva da tempo lasciate scritte le sue ultime volontà in un pizzino firmato e trovato dopo l'arresto: "Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato", aveva scritto Messina Denaro in un foglio di carta che i carabinieri del Ros hanno ritrovato nel covo di Campobello di Mazara all'indomani della cattura. "Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime non saranno questi a rifiutare le mie esequie", scriveva il boss nel maggio di dieci anni fa, quando la Chiesa proclamò beato don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia, ribadendo la scomunica ai mafiosi e negandone i funerali.

Messina Denaro portato via dopo l'arresto
Messina Denaro portato via dopo l'arresto

"Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno – annotava il latitante – . Gli anatemi sono espressioni umane non certo di chi è solo spirito e perdono". Infine scriveva: "Sono io in piena coscienza e scienza che rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità. Chi come oggi osa cacciare e ritenere indegna la mia persona non sa che non avrà mai la possibilità di farlo perché io non lo consento, non ne darò la possibilità".

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