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Covid 19

Le regioni in cui le terapie intensive sono in crisi per colpa della variante covid inglese

La presenza delle varianti covid in Italia, in particolare quella inglese, sta mettendo di nuovo sotto pressione le strutture ospedaliere di alcune regioni perché con l’incremento di nuovi contagi aumentano anche i casi gravi che richiedono il ricovero così come quelli che necessitato di un letto nei reparti di terapia intensiva.
A cura di Antonio Palma
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La diffusione sempre più ramificata delle varianti covid in Italia, in particolare quella inglese, sta mettendo di nuovo sotto pressione le strutture ospedaliere di alcune regioni perché con l’incremento di nuovi contagi aumentano anche i casi gravi che richiedono il ricovero così come quelli che necessitato di un letto nei reparti di terapia intensiva. È accertato infatti che le varianti abbia una contagiosità più elevata anche se tutte finora hanno mostrato essere più letali ma proprio l’elevata capacità di contagio rischia di far salire il numero di positivi e di conseguenza anche i malati covid.

In Umbria picco di ricoveri covid

Una delle regioni più colpite dal contagio da coronavirus in questo momento è l’Umbria, che è in zona arancione ma con un livello di rischio alto secondo l’ultimo monitoraggio settimanale realizzato da Istituto superiore della Sanità e Ministero della Salute sullo sviluppo dell'epidemia da Coronavirus nel nostro Paese che ha registrato un nuovo aumento dell’indice Rt nazionale a 0,95, poco sotto la soglia di 1. La Regione deve far i conti con una alta pressione sugli ospedali che oltretutto continua a crescere. Fino a ieri il numero dei ricoverati per Covid in Umbria era di 523 dei quali 84 in terapia intensiva su 7.878 attualmente positivi.

Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, l’Umbria ha un tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva dei malati covid che si attesta al 60 per cento, in aumento di tre punti percentuali. Il doppio della soglia limite del 30% individuata dal decreto del Ministro della Salute. Non va meglio per quanto riguarda la percentuale dei malati covid nelle aree non critiche degli ospedali che al 53%, anche qui oltre la soglia del 40 per cento individuata come limite dal Ministro della salute.

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A Bolzano livello di rischio alto

Male la situazione dei ricoveri covid anche nella provincia autonoma di Bolzano, l’altra area indicata dal monitoraggio Iss con un livello di rischio alto. Qui la percentuale nei reparti di terapia intensiva dei malati covid è del 37 per cento, in ulteriore aumento di un punto percentuale, mentre la percentuale di Posti Letto in aree non critiche occupata da Pazienti Covid−19 è del 45%. “La situazione è molto seria. Continuiamo a registrare un elevato numero di infezioni a livello provinciale. Si è inoltre aggiunto il rischio legato alle nuove varianti del virus è quindi importante evitare gli spostamenti dalla propria abitazione", afferma Kompatscher che ha deciso di inasprire ulteriormente le misure anti-contagio.

Nelle Marche ricoveri covid oltre la soglia

Male la situazione anche nelle Marche che fanno registrare un tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva dei malati covid che si attesta al 32 per cento e una percentuale di posti Letto in aree non critiche occupata da Pazienti Covid−19 del 45%. Qui "Sono 56 i casi di variante inglese riscontrati finora su 200 test eseguiti" come riferisce l'assessore regionale alla Sanità spiegando che prima di Natale era emerso un solo caso di variante inglese nelle Marche.

Friuli Venezia Giulia e Trento a rischio

Tra le altre regioni a rischio per posti letto occupati in terapia intensiva da malati covid anche il Friuli Venezia Giulia che segna una percentuale del 37 per cento, e la provincia di Trento, che supera di poco la soglia attestandosi al 31%. Infine troviamo la Puglia che ha percentuali rispettivamente del 30 e 40 per cento, la Lombardia che arriva al 29% delle intensive, e l’Abruzzo che si attesta al 28%.

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