Le memorie dell’autista di Berlinguer: “Le Br lo pedinavano”

Alberto Menichelli, 85 anni, per 15 è stato l’ombra del leader del Partito Comunista italiano Enrico Berlinguer. Su Berlinguer Menichelli ha scritto un libro, “In auto con Berlinguer”. In un colloquio con Il Corriere della Sera ha raccontato di vari aspetti della vita del leader, dal rapporto tra Berlinguer e Moro, al giorno della scomparsa del segretario Dc e anche del fatto che “a lui non poteva accadere quel che accadde a Moro”. “Oltre alla blindata e all’auto della polizia, c’era sempre un’altra macchina del partito, ogni volta diversa per confondere le Br, che ci precedeva o ci affiancava. E se fossero riusciti a rapirlo, i compagni l’avrebbero trovato, avessero dovuto setacciare tutta Roma”, ha raccontato il suo autista. Perché “le Br ci pedinavano”. “Nelle loro carte – ha spiegato Menichelli – avevano annotato le abitudini di Berlinguer, compresa la sosta ogni sera in latteria per comprare un litro di latte”.
“D’Alema non gli piaceva così tanto” – Berlinguer viene descritto da Menichelli come una persona che sorrideva sempre, non uno triste ma uno a cui piaceva scherzare. Una persona che sacrificava tutto, anche la vita privata, al partito. Uno anche con tanti difetti, nel ritratto di Menichelli era ad esempio pignolo e trascurato. Ha raccontato del rapporto con Craxi, che “all’inizio non era così cattivo come dicono”, di quello “normale” con Napolitano: “Tra i giovani, i prediletti erano Bassolino e Angius. D’Alema era segretario della Fgci, ma non gli piaceva così tanto: troppo presuntuoso”. Ha parlato di quelle che erano le intenzioni di Berlinguer, come ad esempio modernizzare il partito perché non voleva che il segretario restasse in carica a vita: “E stava pensando di cambiare nome al Pci. Non me lo disse mai esplicitamente, come lo sto dicendo io a lei; ma ne sono convinto”.