Le lettere di Pietro D’Amico: “Sono due anni che li supplico, voglio morire”

"Pietro ha ingannato anche me. Mi ha chiesto quel certificato dicendomi che gli sarebbe servito per la pratica di prepensionamento". Lo ha detto il dottor Antonio Lamorgese di Pesaro al Corriere della Sera. Il Pietro di cui parla è D’Amico, il magistrato che ad aprile ha scelto la via del suicidio assistito in Svizzera. Pietro d'Amico però "non era un malato terminale". L'autopsia chiesta alla magistratura svizzera dalla figlia e dalla moglie dell'ex sostituto procuratore generale della Procura di Catanzaro, ha escluso perentoriamente l’esistenza di quella "grave e incurabile patologia" dichiarata da alcuni medici italiani e asseverata da alcuni medici svizzeri. Alla base del suo gesto non ci sarebbe dunque la malattia. "C’è poco da capire. In una situazione come la mia io voglio morire perché aggredito da un male terribile in fase avanzata e terminale", scriveva il 27 aprile 2010 all’amico Edoardo Anselmi, come riporta il Corriere della Sera, che pubblica alcune lettere di D'Amico.
"Sto pensando a qualcosa di indicibile e che nessuno può immaginare. Vado in Svizzera poiché là vi è la Dignitas che provvederà nel caso come il mio". Sono passati tre anni da quelle missive: già all'epoca Pietro aveva presentato dei documenti medici in Svizzera, ritenuti evidentemente non sufficienti per praticare "la dolce morte" al paziente: "Sono quasi due anni che li supplico e invece mi rimandano di settimana in settimana con scuse banali e interminabili". Pietro D’Amico era stato coinvolto in passato in un’inchiesta condotta dall’allora pm Luigi De Magistris sui colleghi di Catanzaro. Un caso che probabilmente ha aggravato una situazione di depressione di cui il magistrato soffriva già da tempo. Dopo un primo rifiuto, D'Amico si rivolse al dottor Lamorgese, suo amico, e poi alla dottoressa Elisabetta Pontiggia, specialista in oncologia con studio a Pavia. "Pietro mi ha ingannato" dice il medico pesarese. "Comunque non era assolutamente in pericolo di vita. Soffriva di sifilide contratta negli anni della gioventù. Non si era curato e con gli anni questa patologia gli ha intaccato il sistema nervoso, provocandogli una serie di problemi fisici".