Lavoratori Ilva ancora in sciopero, domani i ministri a Taranto

Come annunciato nei giorni scorsi sta continuando la protesta dei lavoratori dell’Ilva di Taranto che anche oggi hanno osservato due ore di sciopero, dalle 10 alle 12, per scongiurare la chiusura della fabbrica. La protesta è stata proclamata da Fim Cisl e Uilm (la Fiom non ha aderito nemmeno questa volta, ritiene infatti ingiusto protestare contro la magistratura), oltre allo sciopero circa 500-600 lavoratori hanno bloccato la statale Appia per Bari e la 106 per Reggio Calabria. Lo sciopero odierno, dopo la tregua di Ferragosto, viene osservato alla vigilia dell’importante vertice che si terrà domani in prefettura.
Domani il vertice con i ministri – Arriveranno a Taranto i ministri inviati dal premier Monti che incontreranno l’azienda, le autorità locali e i sindacati per cercare una soluzione per lo stabilimento siderurgico pugliese. Gli ultimi provvedimenti della magistratura, come è noto, sospendono la produzione negli impianti messi sotto sequestro e contro questi ha fatto ricorso al Riesame lo stesso presidente dell’Ilva Bruno Ferrante. Per l’arrivo a Taranto dei ministri Passera e Clini sono state disposte particolari misure di sicurezza nei pressi della Prefettura con il questore che ha vietato manifestazione nelle “relative adiacenze” e i cortei.
Il sindaco Stefano: “Basta parole, risposte concrete” – Ma non ci sono solo le voci dei sindacati e dei lavoratori sul caso Ilva: a chiedere risposte concrete dai ministri c’è il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano. A Skytg24 Stefano ha spiegato che la città di Taranto non vuole più parole ma “fatti concreti”: “Dall’incontro con i ministri di domani ci attendiamo risposte concrete anche perché sono mesi che abbiamo presentato la sofferenza dell’Ilva. Vogliamo sapere quando inizieranno le bonifiche e quando alla città di Taranto sarà riconosciuta la sofferenza che ha subito in questi anni”. Per il sindaco, inoltre, è questo il momento per mettere da parte gli estremismi e coniugare il diritto alla salute e al lavoro. “L’errore dell’Ilva – per Stefano – è stato fatto dai nostri padri, ragionare ora col senno di poi ha poco senso”.