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Lavitola rimane in carcere, manca il braccialetto elettronico

Il faccendiere ed ex direttore dell’Avanti rimane in cella nonostante il tribunale gli abbia concesso gli arresti domiciliari perché il ministero non ha inviato il braccialetto elettronico per il controllo a distanza.
A cura di Antonio Palma
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L'imprenditore ed ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola deve rimanere in carcere a Napoli nonostante il tribunale della città partenopea gli abbia concesso gli arresti domiciliari a Roma. Il ministero della Giustizia infatti non ha ancora provveduto ad inviare alle autorità di polizia locale il braccialetto elettronico per il controllo a distanza disposto dai giudici per concedere il carcere in casa al faccendiere. Lo ha reso noto l'avvocato di Lavitola, Gaetano Balice, spiegando che il suo assistito "si trova in una situazione paradossale perché per la giurisdizione dovrebbe trovarsi già a casa, ma l'adempimento amministrativo non è stato ancora completato". A Lavitola, che è in carcere dallo scorso anno quando fu bloccato all'aeroporto di Capodichino dal ritorno dal Sud America, non rimane che aspettare l'arrivo del braccialetto nella sua cella del carcere di Secondigliano. Intanto però il faccendiere amico di Berlusconi, accusato anche di finanziamento illecito ai giornali  e condannato a 2 anni e 8 mesi per tentata estorsione proprio ai danni del Cavaliere,  dovrà presto presentarsi nuovamente davanti al giudice per un altro processo, quello sulla presunta compravendita dei senatori. La prossima udienza del procedimento, in cui è stato chiesto il rinvio a giudizio anche per Silvio Berlusconi e l'ex senatore Sergio De Gregorio, avverrà il 27 giugno davanti al Gup del Tribunale di Napoli.

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