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L’amica di Santo, ucciso dal parcheggiatore abusivo a Catania: “Gli regalava cibo e vestiti, l’ho visto morire”

Il racconto di un’amica di Santo, il 30enne ucciso ieri a coltellate a Catania da un parcheggiatore abusivo: “Ragazzone alto e buono come il pane, aveva regalato al suo aggressore i vestiti e tante volte da mangiare. Gli ultimi secondi di vita Santo li ha passati con noi a cercare di restare vivo”.
A cura di Ida Artiaco
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"Santo è un ragazzone alto e buono come il pane. Aveva mal di denti Santo e poteva rimanere a casa, ma era un ragazzone serio e rispettoso e come ogni giorno è venuto a lavorare qui …nell'azienda in cui tutta la sua famiglia lavora da una vita. Ha finito il turno e si è diretto verso la macchina felice di tornare a casa da sua moglie e dalla sua bambina di pochi mesi, vicino l'auto incontra un parcheggiatore abusivo, quel parcheggiatore abusivo, senza permesso di soggiorno, a cui Santo aveva regalato i vestiti e tante volte da mangiare…".

Comincia così il lungo post pubblicato su Facebook da un'amica di Santo R., il 30enne morto ieri a Catania dopo essere stato colpito a coltellate da un parcheggiatore abusivo di 37 anni sul lungomare di Ognina, nei pressi della pasticceria "Quaranta" dove il giovane, sposato da poco e con un figlia di 4 mesi, lavorava. Aveva appena terminato il turno e si stava dirigendo verso la sua macchina, a pochi metri di distanza, quando è scoppiata la lite che gli è costata la vita. I motivi ancora non si conoscono e sono al vaglio degli inquirenti.

L'amica di Santo scrive ancora, raccontando anche cosa è successo negli attimi immediatamente successivi all'aggressione: "Quello stesso parcheggiatore abusivo che senza un apparente motivo estrae un coltello e lo colpisce ripetutamente. Santo è un buono, non riesce nemmeno a reagire, cerca solo di difendersi, riesce però a trovare la forza fisica di attraversare la strada e tornare a lavoro dove è sicuro di trovare la sua famiglia, sua sorella, Santo si accascia, perde tanto sangue, i soccorsi non arrivano tempestivamente… viene portato in ospedale e lì la vita di Santo, un ragazzo buono di nemmeno 30 anni, finisce. Sua figlia non vedrà più la luce dei suoi occhi, cosi come i suoi genitori, sua moglie, le sue sorelle, i suoi cognati, gli amici, noi colleghi". Infine, l'accusa: "Santo non è morto solo per mano di un assassino, Santo è stato assassinato da un sistema giudiziario viziato dalla burocrazia, pieno di cavilli. Santo è morto di negligenza da parte dello Stato. Oggi ha pagato un ragazzo onesto, buono e lavoratore, ma poteva essere davvero chiunque di noi, per mano di un pluripregiudicato qualsiasi lasciato libero di infrangere la legge quotidianamente. Gli ultimi secondi di vita Santo li ha passati con noi a cercare di restare vivo. Con lo sguardo perso nel vuoto, mentre mi toglievo i vestiti fatti di sangue mi saliva la rabbia perché non è giusto".

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Proprio alcune testimonianze e i filmati delle telecamere di videosorveglianza sembrerebbero "accusare" il 37enne parcheggiatore, come si legge in una nota della Questura di Catania che ricostruisce il delitto. L'indagato, quando è stato bloccato da agenti delle Volanti, aveva i vestiti e le mani sporche di sangue. I poliziotti lo hanno fermato, contenuto, perquisito e condotto in Questura. Durante le fasi dell'arresto e successivamente l'uomo ha pronunciato "frasi disconnesse e senza senso, riferendo il nome della vittima farneticando". Sulla scena del crimine è intervenuta la Polizia scientifica per effettuare i rilievi tecnici e personale della Squadra mobile. Un carabiniere, libero dal servizio, che aveva notato le ultime fasi dell'aggressione, ha rinvenuto e consegnato ai poliziotti l'arma del delitto, un coltello da cucina di grosse dimensioni, sporco di sangue. I colleghi di lavoro hanno riferito che la vittima conosceva bene l'indagato, al quale spesso tutti loro offrivano da mangiare.

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