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“L’acqua attira, ma può uccidere”: oltre 1 annegato su 2 in piscina è un bambino. Le regole per evitarlo

In Italia, oltre la metà degli annegamenti in piscina riguarda bambini under 12, spesso sfuggiti alla sorveglianza dei genitori, che sottovalutano i rischi. Il dato emerge dal secondo rapporto dell’Osservatorio nazionale per la prevenzione degli annegamenti, pubblicato dall’ISS: “L’acqua esercita un’attrazione fatale sui bambini”.
A cura di Biagio Chiariello
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Silenziosi, rapidi, spesso invisibili: gli annegamenti tra i bambini avvengono in pochi istanti, spesso perché sfuggono all’attenzione di chi dovrebbe proteggerli. In Italia, oltre il 53% delle vittime in piscina ha meno di 12 anni. Ogni anno, si registrano circa 330 decessi per annegamento, e il 12% riguarda minori sotto i 18 anni.

Il secondo rapporto dell’Osservatorio nazionale dell’ISS sottolinea come questi drammi accadano con una frequenza allarmante, specie durante le attività di svago. I più piccoli cadono in acqua giocando, finiscono in zone troppo profonde, o si ribaltano nelle piscinette gonfiabili. Tutto senza un grido, senza un rumore: bastano 20 secondi perché un bambino scompaia sotto la superficie.

L'acqua attira, ma può uccidere: 1 vittima su 8 è minorenne

Nel quinquennio 2017-2021 sono morte per annegamento 1.642 persone in Italia. Di queste, 206 erano bambini o adolescenti: circa 41 ogni anno, l’81% dei quali maschi. Il rischio aumenta con l’età, ma non in modo lineare: i più colpiti sono i bambini tra 1 e 4 anni. L’elemento comune è sempre lo stesso: la mancanza di sorveglianza diretta da parte degli adulti. Secondo il rapporto, il 38% dei genitori ha ammesso di distrarsi parlando con altri, il 17% mentre mangiava e l’11% mentre era al telefono. E quasi la metà credeva, erroneamente, che avrebbe sentito il bambino piangere o agitarsi se in difficoltà. Spesso, invece, tutto avviene in silenzio.

Errori e false credenze: come evitare l’irreparabile

“L’acqua esercita un’attrazione fatale sui bambini”, spiega Vincenzo Ferrara, autore del rapporto. Eppure, gran parte delle tragedie si può evitare. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, serve una nuova cultura dell’acqua, che parta dalla formazione precoce all’acquaticità e da una sorveglianza continua, diretta, attiva.

Non basta la presenza di un bagnino: il 56% dei genitori crede che la responsabilità ricada su di lui, ma la verità è che nessuno può sostituire l’attenzione di un genitore. Per questo l’ISS, insieme a 9 regioni italiane, ha lanciato una campagna video con consigli pratici: fare il bagno solo in acque sorvegliate, evitare i tuffi improvvisi, rispettare i segnali e le condizioni del mare. Un piccolo errore può costare una vita.

Così i bambini muoiono in piscina: oltre 1 su 2 degli annegati ha meno di 12 anni. "Bastano 20 secondi"

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