La vigilessa Sofia Stefani uccisa, l’analisi sulle chat con Gualandi: “Lui le cancellò poco prima del delitto”

Giampiero Gualandi avrebbe interagito con il contatto della vigilessa Sofia Stefani fino alle 15.30,poi avrebbe cancellato la chat alle 15.55, pochi attimi prima della morte della 33enne con la quale aveva avuto una relazione. Lo ha dichiarato il maresciallo maggiore del nucleo investigativo di Bologna Matteo Filippone, consulente dell'accusa che vede in Gualandi l'assassino della 33enne.
Secondo l'ex comandante della polizia locale di Anzola Emilia, la giovane sarebbe morta a causa di un colpo di pistola esploso per un incidente dalla sua arma di ordinanza mentre per la Procura l'omicidio sarebbe stato ponderato perché Gualandi si sentiva "messo alle strette" dalla 33enne. "La mia non è una verità divina – ha spiegato il consulente durante la sua analisi forense – ma sono sicuro che sia andata così".
Gualandi è accusato di aver fatto partire intenzionalmente un colpo dalla pistola di ordinanza contro la 33enne Stefani il 16 maggio del 2023. Nell'udienza odierna si è svolto il controesame del perito informatico della difesa del 63enne, difeso dagli avvocati Claudio Benenati e Lorenzo Valmigli. Secondo l'esperto Lorenzo Benedetti, la cancellazione della chat con Stefani non fu totale "ma selettiva".
Durante l'udienza vi è anche stata la deposizione del consulente balistico della Procura, il maresciallo del Ris Luigi Desideri. "Non c'erano ustioni, bruciature o tagli che facciano pensare che le mani della Stefani fossero state a contatto con la pistola o nelle immediate vicinanze dell'arma" ha sottolineato. Secondo Desideri, la vittima non avrebbe afferrato la pistola.
Non vi è inoltre, sempre secondo Desideri, contenuto genetico della Stefani sulla pistola d'ordinanza. Sul grilletto vi è solo quello di Gualandi. Per questo motivo, sempre secondo l'accusa, l'idea di una colluttazione non è credibile: l'arma sarebbe stata maneggiata solo da Gualandi e questo rafforzerebbe l'ipotesi dell'omicidio.