La testimonianza dal campo di Nuseirat: “Sento il rumore delle bombe su Gaza City, la gente non sa dove andare”

"Le strade qui sono piene di tende e persone disperate che non sanno dove andare perché non c'è letteralmente spazio per nessuno". È la testimonianza a Fanpage.it di Mahmoud, 22 anni, dal campo profughi di Nuseirat, ad appena 10 chilometri da Gaza City dove nelle ultime ore l'esercito israeliano sta intensificando la sua offensiva dopo l'attacco iniziato questa notte.
"Gaza City non è così lontana da noi, quindi sentiamo il rumore degli attacchi", racconta.
"I miei amici sono bloccati sotto le bombe a Gaza City"
Mahmoud vive nel campo profughi di Nuseirat da quando è nato nel 2002, ma prima del 7 ottobre 2023 la sua vita si svolgeva anche a Gaza City, dove aveva una vita e degli amici. È proprio a loro che pensa in queste ore dopo che l'esercito israeliano è entrato in città questa notte: "Ho degli amici a Gaza City e non li vedo dall'inizio della guerra, e alcuni di loro ora sono bloccati lì sotto le bombe perché non possono permettersi di trasferirsi qui, o non hanno tende o non hanno nemmeno un posto dove andare".
La connessione Internet va e viene, e mettersi in contatto con loro è molto difficile: "Cerco di contattarli più spesso per sapere come stanno, perché sono sempre preoccupato per loro. La maggior parte di loro non ha internet lì".
"Stanno usando bombe pesanti e stanno prendendo di mira i grattacieli per costringere i civili ad abbandonare le loro case, dove hanno i loro ricordi – racconta il 22enne – La notte scorsa è stata orribile, mentre continuavano gli attacchi contro i civili, tutto per costringerli ad andarsene".
Da Gaza però non si può né uscire né entrare, e lo stesso vale per gli aiuti umanitari. Mahmoud stesso, come centinaia di altri studenti palestinesi, vorrebbe uscire e ricominciare una nuova esistenza in Italia, dove è titolare di una borsa di studio, ma anche questa al momento non è un'opzione percorribile. Come ha spiegato la Farnesina parlando dei corridoi universitari, l'autorizzazione del governi israeliano resta requisito fondamentale per l'uscita dalla Striscia e il successivo transito in Giordania. Un via libera che non arriva mai.
"I bombardamenti sono ovunque"
La situazione però, secondo Mahmoud, non è migliore altrove: "Anche qui nella zona centrale e nel sud la situazione non è migliore, i bombardamenti sono ovunque. Non stiamo bene perché i nostri cari nella Striscia centrale e settentrionale stanno subendo una pulizia etnica e sono stati trasferiti forzatamente a sud".
Ora, è possibile che una parte dei sopravvissuti si sposti proprio al campo, dove però la situazione è già al collasso: "Le strade qui sono piene di tende e persone disperate che non hanno un posto dove andare perché non c'è letteralmente spazio per nessuno".
Prima di staccare Mahmoud ci tiene a sottolineare: "Siamo esseri umani come il resto del mondo"