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La quarantena di Riccardo, 8 anni e cieco dalla nascita: “Mi ritengo fortunato, mai da solo”

A parlare è Riccardo, un bambino di 8 anni cieco sin dalla nascita. Riccardo frequenta la terza elementare e in questa quarantena ha scoperto la capacità di concentrarsi sulle attività scolastiche che svolge insieme alla maestra Paola. “In classe c’è sempre tanto rumore, tra matite che scrivono e voci dei compagni, e così mi distraggo. Il mio orecchio è molto sensibile”.
A cura di Valeria Deste
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“Io vedo con il tatto, l’olfatto, il gusto e l’udito. Nella mia testa c’è un mondo che è impossibile da definire, un mondo immenso, bellissimo: la mente dei ciechi non è cieca”. Queste le parole di Riccardo, un bimbo di 8 anni cieco dalla nascita.

Tentare di immaginare come potrebbe essere una vita al buio non è facile. Provare a tenere gli occhi chiusi per qualche minuto, oppure per qualche ora, non basta: essere ciechi è cosa diversa da non vedere.  La vita di Riccardo corre nella gioia e nell’amore e il buio è per lui un filo conduttore pieno di luce. Al suo fianco, in ogni momento, mamma Valeria e papà Fabrizio. Anche in questa quarantena. “Questo periodo è tosto – racconta Riccardo -, ma io ho la mia famiglia e le mie due maestre, Paola e Alessia, che mi dedicano tante attenzioni. Io mi reputo fortunato ad avere così tante persone disposte a aiutarmi”. Il bambino vive a Vicoforte, in provincia di Cuneo, ed è ghiotto di cioccolato: “Lo fiuto a metri di distanza”. Ma il suo vero superpotere è l’udito. “Già all’età di 4 anni – spiega – mi avevano diagnosticato l’orecchio assoluto: sento un rumore e lo traduco in nota musicale”.

Una quarantena ideale

Riccardo frequenta la terza elementare. Appassionato di geografia e scienze non ama, però, la matematica. Tutte le attività scolastiche di Richi avvengono in braille ed è il suo indice sinistro a guidarlo nel mondo dei numeri e delle lettere. “Sto bene in quarantena perché riesco a concentrarmi meglio sulle attività che mi vengono assegnate dalle maestre. In classe c’è sempre tanto rumore, tra matite che scrivono e voci dei compagni, e così mi distraggo. Il mio orecchio è molto sensibile. Ora, con la maestra di sostegno Paola faccio le video lezioni quasi tutti i giorni, mentre Alessia, la mia assistente alla comunicazione, tutti i mercoledì mi porta il materiale: lei sotto il balcone e io sopra, chiacchieriamo un po’. Non sono solo”.  Il bimbo non nega di sentire la mancanza di nonni, amici e maestre, ma questo lockdown per lui è un toccasana. “La mia settimana, prima della quarantena, era piena di impegni. Oltre alla scuola, andavo in piscina, ad atletica, agli incontri con il tiflologo che mi ha insegnato a vestirmi da solo. Insomma, arrivavo alla domenica distrutto. Ora faccio le cose con calma e investo meno energie”.

L’esperienza sulla neve prima del lockdown

Pensando al recente passato, però, a Richi viene un po' di nostalgia. L’ultima cosa divertente fatta a ridosso dell’inizio della pandemia è stato andare a sciare. “E’ stato divertimento allo stato puro – commenta – siamo andati a Val di Luce, insieme a tanti altri bambini con disabilità, grazie agli amici dell’associazione Real Eyes Sports e Freerider Sport Events. Abbiamo sciato tre giorni, lo avevo già fatto l’anno prima e ho imparato a sciare”.

“Meglio stare ancora a casa”

Così, dopo questo tuffo nel passato, Riccardo pensando alla prima cosa che vorrebbe fare non appena questa quarantena sarà terminata la sua risposta può apparire una contraddizione: “Tornare a scuola”. In realtà non si tratta di una vera e propria contraddizione, ma di una costante lotta interiore che Richi vive nel trovare un equilibrio tra il voler condurre una vita normale e la paura di non riuscire in ciò che fa e, quindi, di non essere accettato. Conflitto che genera in lui ansie e dispendio di energie. Il pensiero di un possibile ritorno in classe fa sorgere, però, in lui tante preoccupazioni. “Come faremo a mantenere la distanza di sicurezza di un metro? E’ impossibile nella nostra classe. Come faremo a fare merenda con la mascherina? Io poi la mascherina non la sopporto – si chiede – Speriamo di uscire presto da questa situazione. So che i ministri hanno stabilito questa quarantena per il nostro bene. Quindi, dobbiamo avere pazienza e dobbiamo lasciarli fare e decidere con calma. Io se fossi in loro, visto che ancora tante persone vanno in giro senza mascherina, direi che è meglio stare ancora in casa”.

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