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La Procura generale fa ricorso contro la semilibertà di Alberto Stasi, la difesa: “Siamo tranquilli”

La Procura generale ha fatto ricorso in Cassazione contro la semilibertà di Alberto Stasi, concessa le scorse settimane dal Tribunale di Sorveglianza, appellandosi (ancora) all’intervista rilasciata a Le Iene. La difesa a Fanpage.it: “Tutto è stato già ampiamente chiarito sia dal carcere che anche dal Tribunale di Sorveglianza”.
A cura di Giorgia Venturini
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La Procura generale ha fatto ricorso in Cassazione contro la semilibertà di Alberto Stasi, concessa le scorse settimane dal Tribunale di Sorveglianza. Ne ha chiesto la revoca appellandosi al fatto che – secondo l'accusa – non chiese autorizzazione per l'ultima intervista rilasciata al programma tv Le Iene fatta durante un permesso per un ricongiungimento familiare. Su questo la Procura generale si era impuntata anche durante l'udienza in Tribunale a Milano ma i giudici diedero il via libera alla semilibertà chiesta dalla difesa di Alberto Stasi, che è l'unico condannato a 16 anni di carcere per l'omicidio di Chiara Poggi.

A Fanpage.it l'avvocata Giada Bocellari commenta così la notizia del ricorso: "Si tratta dell'unica intervista che ha fatto a Le Iene. La Procura ha impugnato, siamo tranquilli, tutto è stato già ampiamente chiarito sia dal carcere che anche dal tribunale di sorveglianza". Fin da subito infatti la difesa di Stasi aveva precisato che erano stati chiesti e ottenuto le giuste autorizzazioni.

Su questo in passato si era espresso anche il Direttore della Casa Circondariale di Bollate, Giorgio Leggieri: "L'intervista che il detenuto ha rilasciato alla trasmissione Tv Le Iene, andata in onda il 30 marzo del 2025 è stata registrata durante il permesso premio in data 22 marzo 2025 e non si sono rilevate, pertanto, infrazione alle prescrizioni". Bisogna attendere ora cosa deciderà la Cassazione.

Durante l'intervista (a pochi giorni dalla sua semilibertà) a Le Iene Alberto Stasi ha spiegato: "Negli ultimi anni ho iniziato a lavorare fuori, a vedere un po' di più la mia famiglia e ad andare avanti, passo dopo passo. Piccole cose, ma importanti. Quello che sta succedendo adesso? Uno tsunami di emozioni, chiamiamolo così. È qualcosa di travolgente, difficile da razionalizzare. Quello che ho in cuore, però, è che salti fuori la verità, che venga finalmente alla luce tutto ciò che ancora non è emerso. Non si tratta di qualche mese in più o in meno per me, perché tra pochi mesi potrei essere definitivamente a casa. Quello che conta davvero, però, è un'altra cosa: il bisogno di giustizia, di fare chiarezza su una vicenda che ha segnato in maniera indelebile la mia vita e quella di tante altre persone".

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