La benedizione Urbi et Orbi per Natale di Papa Leone: “Dio è con chi ha perso tutto, da Gaza ai migranti”

È andato alle tende di Gaza, "da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo, e a quelle di tanti altri profughi e rifugiati in ogni continente", così come "ai ripari di fortuna di migliaia di persone senza dimora" il pensiero di Papa Leone XIV durante la sua prima Messa di Natale, celebrata nella Basilica di San Pietro.
Il Papa, con indosso le vesti di colore bianco, riservato alla natività e alla risurrezione, simbolo della luce della vita e della festa, prima di iniziare la celebrazione ha sostato qualche istante in preghiera silenziosa di fronte al bambino Gesù collocato su un tronetto vicino l'Altare della confessione.
La Messa del giorno di Natale non veniva celebrata da un Papa dai tempi di Giovanni Paolo II. L'ultima volta era accaduto nel 1994. A partire dal pontificato di Paolo VI, infatti, i Papi avevano generalmente affidato questa celebrazione a un cardinale, riservandosi personalmente la benedizione Urbi et Orbi del mezzogiorno.
L'omelia di Papa Leone XIV: "Mio pensiero alle tende di Gaza, dei i profughi e ai ripari delle persone senza fissa dimora"
"Il Verbo ha stabilito fra noi la sua fragile tenda. E come non pensare alle tende di Gaza, da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo, e a quelle di tanti altri profughi e rifugiati in ogni continente, o ai ripari di fortuna di migliaia di persone senza dimora, dentro le nostre città?", ha detto Robert Francis Prevost.
"Fragile è la carne delle popolazioni inermi, provate dalle guerre in corso o concluse lasciando macerie e ferite aperte. Fragili sono le vite dei giovani costretti alle armi, che proprio al fronte avvertono l'insensatezza di ciò che è loro richiesto e la menzogna" dei "roboanti discorsi di chi li manda a morire", ha aggiunto.
Nell'omelia del giorno di Natale il Pontefice ha ricordato che con il Natale, "anche se nessuno sembra crederci, la pace esiste ed e già in mezzo a noi. Oggi, dunque, non soltanto siamo sorpresi dalla pace che è già qui, ma celebriamo come questo dono ci è stato fatto. Nel come, infatti, brilla la differenza divina che ci fa prorompere in canti di gioia".
Leone ha poi citato il suo predecessore, Papa Francesco, in un passaggio dell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium: "Come scrisse l'amato Papa Francesco, per richiamarci alla gioia del Vangelo: ‘A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri'".
"Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l'esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza"', ha aggiunto.
Nella sua omelia il Papa ha fatto un invito alla conversazione, a mantenere aperto il dialogo: "Ci sarà pace quando i nostri monologhi si interromperanno e, fecondati dall'ascolto, cadremo in ginocchio davanti alla nuda carne altrui".
Al termine della celebrazione a sorpresa Papa Leone ha deciso di compiere un giro in Papamobile tra i fedeli di piazza San Pietro nell'intervallo di circa 20 minuti tra la Messa celebrata un Basilica e la benedizione Urbi et Orbi.
"Non lasciamoci vincere dall'indifferenza verso chi soffre": la benedizione Urbi et Orbi del Pontefice
Alle 12 Leone XIV si è affacciato dalla Loggia centrale di San Pietro per la benedizione Urbi et Orbi: "Cari fratelli e sorelle, rallegriamoci tutti nel Signore. il nostro Salvatore è nato nel mondo, oggi la vera pace è scesa a noi dal Cielo", si è rivolto così alla folla radunata in Piazza.
Il Pontefice ha ricordato che il Cristo ha scelto di venire al mondo in questo modo in povertà e "ha mostrato ciò che solo noi possiamo fare, assumerci ciascuno la propria parte di responsabilità. Perché Dio ci ha creato, senza di noi non può salvarci, senza la nostra libera volontà di amare".
"Chi non ama, non si salva, è perduto. E chi non ama il fratello che vede non può amare Dio che non vede", ha aggiunto. "Ecco la via della pace, la responsabilità. Se ognuno di noi, invece di accusare gli altri riconoscesse le proprie mancanze e ne chiedesse perdono e si mettesse nei panni di chi soffre, si facesse solidale con chi è debole e oppresso, il mondo cambierebbe".
Durante la benedizione il Papa ha rivolto "un caloroso e paterno saluto a tutti i cristiani, in modo speciale a quelli che vivono in Medio Oriente", che ha incontrato nel mio primo viaggio apostolico. "Ho ascoltato le loro paure e conosco il loro sentimento di impotenza dinnanzi a dinamiche di potere che li sorpassano".
Leone XIV ha invocato pace, stabilità e giustizia per i Paesi del Medio Oriente, il Librano, la Palestina, Israele, la Siria. Ha affidato al "principe della pace" tutto il continente europeo e ha chiesto di pregare "per il martoriato popolo ucraino".
Alle parti coinvolte nel conflitto ha chiesto di trovare "il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso". Il Pontefice ha chiesto una preghiera per le guerre in atto nel mondo "soprattutto quelle dimenticate", ricordando "i fratelli e le sorelle del Sudan, del Sud Suda, del Mali, del Burkina Faso e della Repubblica democratica del Congo".
Prevost ha esortato i fedeli in tutto il mondo a non lasciarsi "vincere dall'indifferenza verso chi soffre, perché Dio non è indifferente alle nostre miserie. Nel farsi uomo Gesù assume la nostra fragilità, si immedesima in ognuno di noi, con chi non ha più nulla e ha perso tutto, come gli abitanti di Gaza".
"Con chi è in preda alla fame e alla povertà, come il popolo yemenita, con chi è in fuga dalla propria terra per trovare una vita migliore, come i tanti migranti. Con chi ha perso il lavoro e chi lo cerca, come tanti giovani che faticano a trovare un impiego. Come chi è sfruttato, come i troppi lavoratori sottopagati. Con chi è in carcere, che spesso vive condizioni disumane".
"In questo giorno santo apriamo il nostro cuore ai fratelli e alle sorelle che sono nel bisogno e nel dolore, così facendo lo apriamo a Gesù bambino che con le sue braccia aperte ci accoglie e dischiude a noi la sua divinità. A chi l'ha accolto ha dato potere di diventare figli di Dio", ha aggiunto ancora
"Tra pochi giorni terminerà l'anno giubilare, si chiuderanno le Porte Sante. Ma Cristo, nostra speranza, rimane sempre con noi, Egli è la porta sempre aperta, non viene per condannare ma per salvare. Auguro a tutti di cuore un sereno e Santo Natale", ha detto concludendo il discorso.
Prima della concessione dell'indulgenza plenaria, il Pontefice ha fatto gli auguri in diverse lingue, tra cui italiano, francese, inglese, spagnolo, portoghese, polacco, cinese e latino.