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La mamma di Claudio Citro, morto dopo il taser della polizia: “Cercava solo aiuto, era cardiopatico”

La mamma del 41enne morto a Reggio Emilia: “Mio figlio era cardiopatico, è nato con una valvola del cuore che non si chiude bene, abbiamo i documenti sanitari che lo dimostrano. È stato ingiusto trattarlo come un animale e sparargli mentre era a terra”.
A cura di Davide Falcioni
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"Quella mattina mio figlio cercava solo aiuto, me lo hanno raccontato tante persone. Perché è accaduto tutto questo? Non si può sparare così a un ragazzo…". A parlare, intervistata dal Resto del Carlino, è Alfonsina Serrapica, la madre di Claudio Citro, il 41enne di origini salernitane morto lunedì all'ospedale Santa Maria Nuova dopo essere stato fermato dalla polizia con la pistola taser dentro il forno Castagnoli di Massenzatico, frazione di Reggio Emilia.

La donna chiede ora che si faccia chiarezza sulla dinamica dell'accaduto: "Non voglio alzare il dito verso nessuno – spiega -. Non conosco questo tipo di tecnologia, ma chiedo che si ricostruisca la verità sulle circostanze di utilizzo della pistola elettrica. Non vorrei che altri giovani finissero così. Va bene indossare la divisa, ma ci vuole anche umanità". Stando a quanto emerso da alcune testimonianze, Claudio Citro era a terra con la pancia in giù quando un agente ha azionato la pistola a impulsi elettrici: se ciò venisse confermato, significherebbe che con ogni probabilità il 41enne era del tutto inoffensivo. Perché, quindi, azionare il taser?

La mamma della vittima rivela però anche un altro particolare importante: "Mio figlio era cardiopatico, è nato con una valvola del cuore che non si chiude bene, abbiamo i documenti sanitari che lo dimostrano. È stato ingiusto trattarlo come un animale e sparargli mentre era a terra".

Secondo la versione fornita dalla polizia Claudio Citro aveva tenuto una condotta esagitata poco prima dell'intervento delle forze dell'ordine. Gli agenti conoscevano già l'uomo, con precedenti penali legati soprattutto agli stupefacenti ma non solo. Il più rilevante riguarda l'indagine ‘Don Matteo' condotta dai carabinieri reggiani, culminata nel febbraio 2016 in otto misure cautelari. Citro, reo confesso, fu condannato dal tribunale reggiano col rito abbreviato a 4 anni per estorsione aggravata e continuata. Nel settembre 2011 fu arrestato per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato.

Solo l'autopsia ora potrà dire qual è stata la causa della morte e se il 41enne avesse fatto uso di sostanze stupefacenti o alcol. Sulla correttezza dell'utilizzo del taser e sui motivi della presenza di Citro a Massenzatico mentre era sottoposto al divieto di dimora a Reggio, saranno le indagini della Procura retta dal capo Calogero Gaetano Paci, affidate al pubblico ministero Giulia Galfano, a stabilire se vi siano stati eventuali aspetti fuori norma nella condotta degli agenti.

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