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La lettera dell’avvocato di Argentino, suicida in cella: “Era seguito da 5 psicologi, come è stato possibile?”

L’avvocato di Stefano Argentino (reo confesso dell’omicidio di Sara Campanella) aveva incontrato il suo assistito in carcere due giorni prima che si suicidasse: “Era seguito da quattro psicologi e da uno psichiatra. Come sia possibile che 5 professionisti non si siano resi conto della evidente e conclamata fragilità mentale del detenuto”.
A cura di Giorgia Venturini
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Stefano Argentino
Stefano Argentino

L'avvocato di Stefano Argentino, l'assassino di Sara Campanella che si è suicidato in carcere mercoledì 6 agosto, ha scritto una lettera al Garante dei detenuti. Ha tenuto a sottolineare che il suo assistito aveva una "evidente e clamorosa fragilità mentale". Il ragazzo, reo confesso, aveva già manifestato le sue intenzioni di suicidarsi. Per il legale è inspiegabile il fatto che 15 giorni fa gli è stata tolta l'alta sorveglianza.

"Altro fattore determinante – scrive l'avvocato Giuseppe Cultrera nella lettera letta da Fanpage.itda valutare è l'aver dotato, da circa due mesi, la cella di Argentino di una TV senza limitazione di canali: si tratta di aver fornito al reo un modo per analizzare giornalmente il misfatto a lui addebitato, con soluzione di continuità e in assoluta serenità, con la chiave di lettura spesso distorta dei media, senza il necessario supporto psicologico e con un totale e marcato disinteresse".

Sara Campanella
Sara Campanella

Eppure "Argentino, che avrebbe dovuto essere custodito dallo Stato in regime di media sicurezza e con la più alta sorveglianza possibile, era ormai da giorni nel reparto di chirurgia del carcere di Gazzi, con la finestra della cella affacciata sulla vicina chiesa di San Nicola, finestra dalla quale era possibile assistere, a distanza, anche alla messa giornaliera", scrive il legale rivolgendosi al Dirigente dell'Ufficio speciale del Garante dei detenuti, Giovanni Stimolo, e alla Garante dei detenuto di Messina, Lucia Risicato.

L'avvocato fa sapere di aver incontrato il suo assistito lo scorso lunedì, ovvero due giorni prima il suicidio. Si era accertato che il detenuto fosse seguito da quattro psicologi e da uno psichiatra. Quindi "ci si chiede come sia possibile che, 5 professionisti – non uno ma ben cinque! – non si siano resi conto della evidente e conclamata fragilità mentale del detenuto, di un detenuto che – a fortiori! – aveva già preannunciato il suicidio ed era stato trasportato in infermeria per non aver bevuto un solo sorso d'acqua per un periodo superiore a 17 giorni". Per questo "chi ha autorizzato il ‘declassamento' di vigilanza sulla persona del detenuto Stefano Argentino – è evidente! – ha compiuto un madornale e non scusabile errore valutativo, sia analitico che clinico e dovrà risponderne".

Giuseppe Cultrera ricorda inoltre che da tempo il suo assistito aveva scritto le sue intenzioni (ovvero di uccidere Sara Campanella e di togliersi la vita) in alcune note contenute nel suo cellulare: "Complice, di quanto sopra, anche l'Organo di Procura inquirente che, avendo ordinato ed eseguito le estrazioni forensi sui dispositivi digitali in uso a Stefano, era a conoscenza della previa volontà del detenuto di porre fine alla sua vita, presumibilmente per disidratazione o per impiccagione".

Infine la difesa di Argentino ha ribadito che "privare un cittadino della libertà personale al fine di sottoporlo a pena significa consegnarlo alla custodia dello Stato: il soggetto perde la propria capacità di autodeterminarsi in libertà e diventa sottoposto a indiscutibile custodia dello Stato stesso, che da quel momento sarà ed è unico e indiscusso responsabile anche della sua vita. A maggior ragione in ipotesi di fragilità mentale".

Intanto il 10 settembre si farà comunque la prima udienza che era già fissata per il processo nei confronti di Stefano Argentino. In quell'occasione si procederà nel dichiarare la chiusura del procedimento penale per la morte dell'imputato.

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