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La denuncia di Human Rights Watch: “La Russia sta usando armi proibite a livello internazionale”

Il 24 febbraio, secondo l’ong e alcuni medici, sarebbe stato colpito un ospedale con munizioni a grappolo: ci sarebbero stati quattro morti e dieci feriti.
A cura di Giacomo Andreoli
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Nel conflitto in corso, la Russia avrebbe colpito un ospedale ucraino con un'arma proibita da un trattato internazionale. E ci sarebbero stati quattro civili morti, dieci feriti (sei dei quali operatori sanitari), oltre che seri danni alla struttura, a un'ambulanza e a diversi veicoli. A riferirlo è l'ong Human Rights Watch, che parla del lancio di un missile balistico che trasportava una munizione a grappolo. Quest'ultima è stata vietata dall'apposita "Convenzione sulle munizioni a grappolo", firmata a Dublino il 30 maggio del 2008. Ma tra i 110 paesi che l'hanno sottoscritta non ci sono né Russia né Ucraina.

Le munizioni a grappolo sono particolarmente pericolose perché esplodono nell'aria e spargono dozzine o anche centinaia di piccole bombe su un'area molto vasta: simile a quella di un campo da calcio. Questi detriti, poi, si comportano spesso come mine antiuomo, esplodendo perfino molto tempo dopo. Così, anche se si vuole colpire un obiettivo militare, si rischia sempre di ferire o uccidere diversi civili.

Secondo l'ong l'attacco sarebbe avvenuto lo scorso 24 febbraio. A raccontarlo è, tra i tanti, il primario dell'ospedale, Natalia Sosyura. «Ero al primo piano del nostro edificio a due piani – ricorda- ho sentito una forte esplosione fuori e siamo corsi nel corridoio. Erano circa le 10:30 del mattino. Siamo caduti tutti a terra».

Attacco russo con armi vietate, "le stesse usate in Siria"

I volontari fanno poi sapere di aver verificato le fotografie pubblicate sui social o inviate dal personale dell'ospedale. Si vedrebbero tutti i danni, due cadaveri e i resti dell'arma utilizzata: un missile balistico Tochka 9M79 con un cluster 9N123. Steve Goose di Human Rights Watch parla quindi di «attacchi illegali con armi uccidono e mutilano indiscriminatamente». Si tratterebbe infatti delle stesse armi utilizzate in un attacco dei russi e dei siriani a Sarmin, nel governatorato di Idlib, nel gennaio del 2020.

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